Suggestioni e prospettive in soggettiva nella strada verso la Realizzazione del Sé.
di Pandava
Dopo una settimana di grigiori finalmente oggi è tornato il sole a portare la luce. L’arrivo della bella stagione mi tocca, godo dei primi sprazzi di cielo azzurro, eppure non mi scuote più come faceva un tempo. Durante questi mesi noto una crescita nella centratura – rimanere nel proprio centro e meno soggetto ai turbamenti delle emozioni -. Essere centrati aiuta a rapportarsi con l’esterno in modo più bilanciato, a prendere decisioni più chiare, sviluppando l’intuizione.
In questo periodo ho ripreso a leggere con un nuovo metodo. Scendo in profondità nella lettura senza tuttavia soffermarmi nel tentativo di memorizzare. I significati mi compenetrano sofficemente, senza creare nette separazioni tra il prima e il dopo. L’assorbimento diviene un processo in divenire attraverso cui districare vecchi gineprai e creare nuove strutture di pensiero. Pensieri elevanti a generare nuove abitudini.
Un circolo virtuoso la cui origine è stato l’insegnamento del Maestro Paramhansa Yogananda secondo cui, quando si legge un libro (spirituale), si dovrebbe dedicare il doppio del tempo della lettura a scrivere, il triplo a riflettere e il quadruplo a meditare. Questo come metodo di base (seppure non l’ho seguito pedissequamente). Altro pilastro di questo periodo è la questione posta da Swami Kriyananda nel libro Dio è per tutti: In quale modo approcciarsi a Dio? (e con quali motivazioni?).
Seppure la domanda possa portare in una concatenazione di definizioni astratte, Swami pone l’enfasi sulla pragmaticità della questione aggiungendo che non importano le definizioni obiettivamente esatte in quanto questa è una domanda personale e come tale la risposta varia secondo le nostre attitudini. L’unico punto fermo è la necessità di muoverci verso un rapporto sempre più intimo con Lui, passando dall’austerità di una terza persona a una più accogliente seconda persona.
Per quanto mi riguarda è proprio così che mi rapporto a Dio quando cerco un contatto diretto, mentre in altri casi (come questo) prediligo il formalismo di una terza persona. Così cerco di sentirLo sempre più dentro me, rivolgendomi a Lui come a un amico saggio in grado di guidare ogni mio passo verso la vittoria, -uno dei detti di Ananda è proprio: Dove c’è il Dharma, lì c’è la vittoria.
Scelgo, e l’uso di questa parola è importante, poiché indica qualcosa che va oltre l’ambizione e anche la volontà. Indica una decisione limpida, posta non con vagheggianti forme future o condizionate, ma con una netta specificazione del tempo. Il potere di questa parola è che intesse una congiunzione di motivazioni in una sola voce; riunendo in un’unica locuzione il senso di: lo desidero, lo voglio, lo farò. -E di fatti nelle affermazioni in lingua inglese viene usato il termine “I choose”, ovvero “scelgo”-.
Nel mio imbarcarmi nel sentiero della Realizzazione del Sé io sono cosciente di aver scelto di inchinarmi alla Volontà di Dio come indicatami attraverso i Suoi raggi, i Maestri del Sentiero. A loro guida mi appello in ogni momento, cercando di essere sempre più un’antenna in grado di riceverne nitidamente le indicazioni. Quest’antenna è l’Anima, la scintilla di Dio dalla quale abbiamo avuto origine, la nostra più pura essenza. Nel fare questo riesco ad avvicinarmi ad una comprensione delle motivazioni sottili delle mie azioni e reazioni, spiritualizzando le une e riducendo le altre.
Scelgo di soffermarmi sull’attimo prima di cadere in una reazione istintiva. Quindi, tacere, cercare la calma, e rispondere alla situazione creata partendo sempre dal mio centro. Ovviamente, va detto, sto ancora lavorando su questo, dato il mio forte fuoco interiore che mi spinge a una replica immediata. Scelgo di impegnarmi, su questo come su molteplici altre cattive abitudini sviluppate in passato e che sono divenute ostacoli per la crescita.
Nel dedicarmi all’opera del Maestro mi sforzo di porre l’enfasi sul sentire costantemente la Sua Presenza in me. Seppure molte volte sono cinto da dubbi, ho oramai compreso l’inutilità di tentare di disarcionarli uno ad uno. Come cavalieri con lance in picca, mi attendono i pensieri pronti a caricare le mie più rosee aspettative.
Guidato dalle parole del canto “Desiderio, mio grande nemico”, anziché attaccarli apertamente mi arrocco nel mio castello di pace interiore invocando l’aiuto dei Maestri per far splendere il Sole interiore della loro saggezza in me. L’efficacia di questa pratica dipende tuttavia dal mio stato di coscienza che può ottundere o lasciar passar la loro Luce. In definitiva ogni cosa dipende dal mio atteggiamento e da quanto le preghiere, l’ascolto -la meditazione- e il contatto con Lui sia sincero.
La realtà è spesso lontana dai nostri sogni di gloria (anche da quella spirituale). Quando arrivai ad Ananda, preso dall’euforia ho abbandonato di colpo tante vecchie abitudini che sapevo essere deleterie nel percorso spirituale, ma dopo un periodo di intense pratiche e letture ispiranti, il mio ego ha presentato il conto. E così sono ricaduto in esse. Questo perché non sono stato moderato, non ho seguito la via di mezzo alla base dello Yoga. Ora sto lentamente lasciando andare tali vecchie abitudini ma senza disprezzarle e di tanto in tanto mi concedo quei piccoli piaceri con cui coccolare il mio ego e ristabilire l’equilibrio emozionale.
Importante è stato per me capire che non basta voler essere, bisogna agire un passo alla volta. Tenendo un occhio sempre alla meta, la supercoscienza, ma agendo in base a quelle che sono le mie reali limitazioni, senza sfuggire da esse con artefici mentali. Ora sono cosciente di avere un corpo fisico e vivere in un piano materiale, e pur sapendo che questo corpo è la manifestazione più “pesante” di altri corpi più sottili, resta il fatto che ho questo corpo e devo fare i conti con le sue problematiche.
Scelgo quindi di alimentarmi in modo regolato, ascoltando ii suoi bisogni, nutrendolo di cibi puri, e se in questo periodo i digiuni non funzionano, pazienza, mi impegno per rendere lo stomaco capace di accettarli in futuro.
Tutto questo è strettamente connesso al mio rapporto con Dio, in quanto a Lui mi rivolgo (quando me ne ricordo), per ogni scelta, utilizzando il buon senso per mitigare quelle brillanti false intuizioni con cui la mente mi sbeffeggia. Vivo e scrivo queste parole con lo scopo di espandere il mio Sé offrendo il mio servizio, cercando di dare più di quanto ricevo. E questo atteggiamento mi porta serenità e gioia in quanto mi sento parte di una realtà oltre le ristrettezze della personalità. Una gioia che non avrei conosciuto senza il sostegno pratico e spirituale dei miei gurubai e della Luce dei Maestri.
Il libro “Dio è per tutti” scritto da Swami è in realtà come afferma lui stesso nella prefazione la riscrittura della “Scienza della religione”, un libro basato su un’idea del Maestro ma scritto da un suo discepolo.
Per ulteriori chiarimenti vi consiglio di leggete il libro, edito da Ananda Edizioni.