L’anima libera di Swami Kriyananda

Il ritratto accorato di un maestro, un padre, un grande esempio di discepolato e di autentica libertà: Swami Kriyananda nel ricordo di Jayadev Jaerschky

di Jayadev Jaerschky

Ad Ananda Assisi, otto anni fa – il 21 aprile 2013 – Swami Kriyananda lasciò il corpo. Non è facile comprendere in profondità la benedizione che ci ha portato con la sua semplice presenza: è stato il discepolo di un avatar tra di noi. Persino Yogananda non è stato capito da molte persone. Si dice che l’ingresso di Mt. Washington, dove lui abitava, fosse simile a una “porta girevole”, con gente che andava e veniva continuamente. Tanto meno è stato capito Swami Kriyananda. La nostra mente umana si perde troppo facilmente sulla superficie, vedendo la loro personalità. Ma chi è riuscito a guardare oltre? Pochi fortunati.

È facile, per noi, guardare al lontano passato quando contempliamo le grandi benedizioni di Dio sulla Terra: forse pensiamo a Gesù e i suoi apostoli; forse pensiamo a Krishna e ai Pandava schierati attorno a lui; forse pensiamo al Buddha con i suoi primi seguaci straordinari. Ma Yogananda con i suoi discepoli non era da meno.

La vita di Swami Kriyananda è stata un’intensa offerta di discepolato. Non ha mai voluto essere chiamato “Maestro”; desiderava, invece, darci l’esempio di come essere un vero discepolo. La sua devozione a Yogananda, infatti, è stata al 100% e niente di meno. Ha dato fino all’ultima goccia del suo sangue nel servizio al suo Guru.

Yogananda lo sapeva. Dopo appena otto mesi dal loro incontro, il Maestro gli diede l’autorizzazione a impartire la sacra iniziazione al Kriya Yoga: un avvenimento unico. Allo stesso momento – dopo solo otto mesi – il Guru gli chiese di insegnare, cioè di trasmettere ufficialmente i suoi elevatissimi insegnamenti. Presto il Maestro lo nominò capo dei monaci, anche se era ancora giovanissimo, più giovane di tanti altri discepoli.

Col tempo, Swami Kriyananda fu nominato vicepresidente della SRF, l’organizzazione di Yogananda. Era una figura centrale tra i discepoli. Yogananda varie volte gli disse: «Hai una grande opera da compiere».  Il successore di Yogananda, Rajarshi Janakananda, gli confermò questo incarico: «Il Maestro ha una grande opera da compiere attraverso di te e ti darà la forza per realizzarla».

Questa “grande opera” erano le comunità spirituali, Ananda: un luogo dove il lavoro, la meditazione, le pratiche spirituali, la famiglia, il divertimento e tutta la vita sono dedicati alla realizzazione del Sé. Sarà il modo di vivere del futuro, secondo Yogananda.

Swami Kriyananda era straordinariamente equilibrato nella sua visione delle cose. Ha fondato le comunità, un’organizzazione, e tuttavia considerava le organizzazioni (inclusa Ananda) “un male necessario”. Sono “necessarie” perché creano un ambiente spirituale che protegge il devoto. Allora perché sono un “male”? Perché l’organizzazione porta facilmente l’attenzione verso le cose esteriori: il ruolo che si ricopre; le dinamiche di gruppo a cui ci si deve adattare; l’importanza che viene data all’organizzazione anziché all’individuo; la necessità di avere come leader delle persone che sanno organizzare ma che non sono necessariamente le più spirituali, come si è visto nel Cristianesimo; a volte, poi, un’organizzazione spirituale compie degli atti non-dharmici (non corretti), poiché si sente giustificata dato che serve una causa divina: il fine giustifica i mezzi.

Swami Kriyananda, per sfuggire a queste trappole, ci ha lasciato degli insegnamenti importanti. Ecco alcuni di essi:

– “Le persone sono più importanti delle cose”.
– “Dove c’è il dharma, c’è la vittoria”.
– “Troppe regole distruggono lo spirito”.
– “Solo i santi sono i veri custodi della religione”.
– “Osa essere diverso, osa essere libero”.
– “Ad Ananda incoraggiamo l’eccentricità”.

Facilmente, in un’organizzazione spirituale si sviluppa tra i membri la necessità di comportarsi in modo “santo” per essere accettati: con parole standard, con gesti preconfezionati, con un comportamento di gregge.

Non è così ad Ananda, seguendo Swami Kriyananda! Lui stesso racconta che nella SRF era una mente estremamente libera e leggera, quasi ribelle: «Fratello Premamoy mi diceva sempre, in un tono in parte di apprezzamento e in parte di critica: “Sei un eccentrico!”. Gli chiesi di spiegarsi meglio. Mi rispose: “Non voglio dire che sei pazzo; quello che voglio dire è che non hai il tuo centro nelle aspettative che gli altri nutrono nei tuoi confronti. Ad esempio, non consideri necessariamente sacre le cose che gli altri considerano solenni e importanti. Quando le monache volevano un nuovo termine che le definisse, per allontanarsi dalla parola monaca, tu non potesti fare a meno di suggerire – per scherzo, lo so – che prendessero in considerazione il termine rinunciantine o, con un suono più indiano, monkini. È questo ciò che intendo: non sei sempre abbastanza riverente, e spesso proprio quando gli altri pensano che si dovrebbe essere seri”».

Come guida spirituale, Swami si impegnava per il benessere personale di ognuno di noi, di ogni individuo. In una memorabile occasione, gli fu chiesto di definire il suo ruolo di direttore spirituale ad Ananda. La sua riposta insolita merita una profonda riflessione: «Proteggere i diritti dell’individuo. A volte, nelle esigenze di un’istituzione, si prendono decisioni che non sono nell’interesse degli individui. Quando vedo che questo accade, intervengo».

Swami Kriyananda era un padre per tutti noi, che ci guida, ci ispira e ci protegge. È il nostro legame con Yogananda, un’anima elevatissima, saggia e divertente. Ora non c’è più in forma umana. Ma il suo spirito libero, creativo e colorato, immerso in Dio, continua a esserci. Un po’ alla volta, la gente comprenderà, forse, chi è stato Swami Kriyananda. Presto con Ananda Edizioni uscirà il mio nuovo libro, YOGODA. Alla fine di ogni capitolo racconto una mia esperienza preziosa con lui. Spero che aiuterà a far comprendere chi è stato.

Yogananda gli disse che alla fine della vita avrebbe trovato Dio. Anche l’antico Libro di Bhrigu, che contiene profezie autentiche, afferma che questa era la sua ultima vita e che avrebbe raggiunto moksha, la liberazione. Non illudetevi: la sua è stata una vita per molti aspetti dura, sia fisicamente che umanamente. Ma se il risultato è la liberazione… ben venga!

Buona celebrazione della moksha di Swami a tutti!

Se vuoi sapere di più della vita di swami Kriyananda potresti leggere la sua autobiografia Il nuovo sentiero: Il nuovo Sentiero – Swami Kriyananda – Ananda Edizioni – libro di crescita interiore, realizzazione del sé, meditazione

 

 

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