Porta aria fresca dentro alla tua vita ascoltando cosa voglia germogliare e cosa sia tempo di lasciar andare.
di Amrita Elena Cantarutti
Un giorno un’amica mi raccontò la sua esperienza riguardo un periodo della sua vita piuttosto difficile. Era un momento di profonda crisi, e viveva con grande malessere una situazione apparentemente ordinaria come la relazione con gli amici, persone che conosceva da tantissimi anni, con cui era cresciuta, con cui aveva molti ricordi e a cui voleva bene.
Improvvisamente, però, si accorse che si sentiva trascinata da loro nel proseguire una vita in un modo con cui non era più in sintonia e doveva riconoscere di non essere più in sintonia neppure con loro. Stavano nascendo dentro di lei delle aspirazioni, ma era come camminare con dei blocchi di cemento ai piedi. Eppure li accontentava per non sentirsi dire che doveva fare più vita sociale, che non doveva isolarsi, per paura di ferirli, ecc. Dava più peso alle loro opinioni che alle proprie sensazioni. Alla fine prese il coraggio di prendersi cura di se stessa, perché in fondo il punto era solo quello. Qual è il mio bene? Ad affrontarli di persona non riusciva, così scrisse una lettera in cui spiegava brevemente la sua necessità di staccarsi per un po’, non sapeva per quanto. Sono passati quasi vent’anni e quel distacco le ha permesso di trovare la propria strada. Finalmente era libera da condizionamenti, da schemi, da ruoli che avevano impedito ad una porta di aprirsi. Pochissimo tempo dopo infatti incontrò Yogananda e con lui molti nuovi amici.
Succede a molte persone, quando arrivano sul sentiero spirituale, di non sentirsi più molto affiatati con gli ambienti in cui si sono sempre trovati, possono essere le amicizie, una relazione, ma anche un lavoro, un luogo. Si tratta di saper riconoscere se una data situazione ci aiuta a crescere, ma soprattutto se ci fa stare bene. Ci aiuta a espandere il cuore, ad ampliare la nostra vista e la nostra vita? Bisogna avere certamente molta consapevolezza per riconoscere di trovarsi in uno stagnetto dove la nostra barca s’infanga continuamente lungo la riva, ma quando è il momento quella consapevolezza arriva. L’esperienza di altre persone può indubbiamente aiutare ad accelerare i tempi, eppure certe volte ci dobbiamo arrivare da soli, perché quell’intelligenza in fondo è già dentro di noi. Bisogna ascoltarsi, senza filtri, onestamente, senza paura di guardarsi dentro e senza avere davanti stereotipi da seguire. È vero, è il lavoro di una vita, ma va fatto.
Tempo fa ho dovuto rimettere mano a uno scritto che dovevo presentare per un lavoro. Era molto, molto lungo e per questa ragione non rientrava nei requisiti richiesti. Avevo tentato di accorciarlo tantissime volte, riuscendo a ridurlo al massimo di qualche pagina, ma quando vidi che la lunghezza massima richiesta era della metà feci una veloce riflessione: se quella misura stabilita è il massimo, e io ho il doppio, significa che ho decisamente esagerato. Ero certa che non sarei riuscita a eliminare metà scritto, ma ci provai se non altro per non sentirmi così esageratamente prolissa. Per l’ennesima volta misi mano allo scritto ma questa volta non per accorciare: per tagliare. Tolsi pezzi interi. Riuscii a ridurre lo scritto più della metà! E tutto il discorso stava in piedi! Anzi, era più comprensibile!
Mi venne naturale una riflessione: quante cose ci sono nella mia testa e nella mia vita di troppo, quanto l’inutile ha detronizzato il giusto, spacciandosi per necessario? Sembra che tutto abbia un senso e si ha paura a togliere questo o quello, perché senza c‘è il rischio che crolli l’intero edificio, quei mattoni che ci danno dignità, ci spiegano meglio. In realtà soffocano quello che siamo veramente o quello che potremmo essere o potremmo diventare. In un certo senso si tratta di arieggiare. Avete presente quando ci sono cento persone che fanno attività fisica in una stanza e dopo un po’ non ci si accorge neppure dell’aria viziata? Ci si accorge della differenza quando si aprono le finestre.
Quanti mattoni ci sono nel nostro edificio che occludono l’entrata della luce? Che chiudono la vista su un mondo luminoso? E quel mondo è proprio dentro di noi, si estende oltre un varco che solo noi possiamo fare e ci porta alla Realizzazione del Sé.
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