Perché non dovremmo avere paura di questo tempo. Intervista a Asha.

Asha con Nandini, al firma copie di Messaggero di Luce.

Una conversazione con Asha Nayaswami su alcune domande universali e su come attraversare questo tempo.

di Shraddha Giulia Calligaro

Asha Nayaswami è una grande testimonial di Ananda NEL mondo, senza essere DEL mondo. Fin dal suo primo incontro con Swami Kriyananda nel 1969, riconobbe in lui “la stella polare” del suo cammino interiore e lo seguì passo dopo passo nello sviluppo di Ananda, come racconta nel suo ultimo libro Messaggero di luce (Ananda Edizioni). Di suo ha partecipato alla fondazione di due comunità negli Usa: a Nevada City e a Palo Alto, dove tutt’ora vive e fa servizio.

Non solo, con oltre 11.000 followers su You Tube e oltre 80.000 su Instagram, Asha porta a tantissime persone gli insegnamenti universali di cui si è impregnata attraverso il raggio di Yogananda e di Kriyananda, con eloquio chiaro, potente e sempre vicino al cuore di chi ascolta.

Asha infatti significa “speranza”, e in questo tempo pieno di cambiamenti, le sue parole prendono per mano e riconducono con amore e pazienza dalla paura a un disegno più grande, dove, ci rassicura “non abbiamo nulla da temere, perché ogni cosa avviene per la nostra evoluzione”. Ne parliamo con lei ad Ananda Assisi, in occasione del suo tour europeo per presentare il libro.

Iniziamo proprio dai tempi intensi che stiamo vivendo. Come affrontarli spiritualmente?

Yogananda aveva preannunciato che il passaggio dal Kali Yuga (età della materia) al Dwapara Yuga (età dell’energia), sarebbe stato tumultuoso. Ma della liberazione di tutta questa energia di cambiamento poi dipende cosa ne facciamo. Qualcuno la usa per evolvere, qualcuno per dividere e per acquisire potere o possessi. Swami diceva che sarebbe stata un’enorme opportunità per entrare in un mondo nuovo e per fare una grande crescita, perché la nostra comprensione spirituale viene messa alla prova. Come leggiamo nell’Autobiografia di uno Yogi, Babaji e Gesù sono i Maestri che sovraintendono a questo tempo e aiutano l’emersione della luce attraverso il Kriya yoga.

La lotta tra buio e luce è d’altro canto l’essenza di ogni cammino spirituale. Scegliere la luce non vuol dire che il buio non esista, o che fatti dolorosi non accadano, ma è come nel dialogo tra Krishna e Arjuna nella Bhagavad Gita: Arjuna non vuole combattere perché vede dall’altra parte del campo di battaglia i suoi cugini (che rappresentano i desideri ndr) e non li vuole uccidere, ma Krishna non vede morti, vede anime che si liberano. Allora anche delle sfide attuali, dipende cosa vediamo: ciò che finisce o l’opportunità di crescita? Questa è la scelta che ci si presenta ogni giorno, ogni ora, ogni minuto.

Qual è la ragione del buio, del male, seppure come via di crescita?

È come chiedere perché Dio ha fatto il mondo nel modo in cui l’ha fatto. Non lo so. Posso dire cosa faccio io di fronte a questo. Quindi, non so perché Dio abbia fatto il mondo così, ma so che nelle prove dure io sono diventata di più la persona che aspiro diventare. E aggiungo che, se non fossi stata messa intensamente alla prova, non sarei cresciuta così tanto. Anche il Maestro chiese alla Divina Madre perché dobbiamo imparare attraverso il dolore, e la risposta fu che funziona. E non significa che per questo esito positivo non verseremo lacrime. Ma la vera domanda è come reagiamo alle prove.

Una volta chiesi una domanda simile a Swami e lui mi rispose dicendo che la nostra risposta nei momenti difficili è più efficace se abbiamo allenato la nostra pratica interiore nei momenti più facili. Dobbiamo capire che ogni momento è importante, se scegliamo la luce o no. Se scegliamo la rabbia o la compassione. Dobbiamo sviluppare la capacità di distinguere cosa ci fa piacere e cosa ci fa bene. Così si creano le nostre abitudini e le nostre risorse per le difficoltà.

Una mia amica per tre volte ebbe il cancro, la terza non sopravvisse. Ma ricordo una cosa che mi disse quando si ammalò: “non mi posso permettere il lusso neanche di un solo pensiero negativo”. Un’altra amica era sempre molto preoccupata su come sarebbero andate le cose. Dopo tanto tempo le dissi: “vedi che Dio si è sempre preso cura di te”. E lei: “sì, l’ha fatto”.

Quando facciamo una scelta, come facciamo a sapere se stiamo seguendo la voce dell’anima o quella dell’ego?

Non abbiamo modo di esserne sicuri, c’è sempre un po’ di rischio. Questo valeva anche per Swami. La natura dell’intuizione è molto sottile, e così l’ascolto della guida divina. Il Maestro ha scritto “Sussurri” dall’eternità. Perché bisogna ascoltare bene, e non essere rigidi. A volte partiamo per il nord e poi l’intuizione ci fa capire che dovevamo andare a est. Fare quella che ci sembra la cosa giusta finché non capiamo che la cosa giusta è invece un’altra.

Un sentiero spirituale è una guida. Ma come si mettono insieme le regole generali di un sentiero con quello che disse Yogananda, che “La salvezza è una questione individuale tra ciascuna anima e Dio”?

Anche in un sentiero hai una relazione individuale con il Guru, affinché tu diventi di più chi sei chiamato ad essere. Nella musica ci sono diversi strumenti, variazioni, ma anche una melodia di fondo. Il cammino spirituale e il Guru sono il suono dell’Om sullo sfondo, e questo suono noi lo decliniamo nel nostro percorso individuale. Per me Swami era la stella polare, il mio orientamento, ma questo non significa che io non ho dovuto fare la mia esperienza. La stella polare è la meta, poi c’è come io la raggiungo.

La vita in una comunità spirituale ci tiene fuori dal mondo “reale”? Come equilibrare l’una e l’altro?

Molti anni fa, intorno ai vent’anni, ho viaggiato lungo la costa Occidentale degli stati Uniti, già vivevo ad Ananda. A un certo punto mi dissero, vedendo che ero contenta, facevo molte foto: “Per te è facile vivere così, ma pensa se fossi nel mondo reale”. La definizione era errata: il vero mondo reale è quello interiore e questo, quando è acceso in te, lo porti ovunque sei, non si divide più un mondo e l’altro.

Vivere in una comunità spirituale però ti supporta nella crescita. Ogni karma poi è diverso: qualcuno deve sperimentare diverse cose, qualcuno meno. Ma se le circostanze esterne ti portano fuori di te, le vorrai solo finché la delusione sarà più grande del desiderio e poi ti rivolgi nell’altra direzione.

Yogananda dà molto risalto alla forza di volontà, come la combiniamo con la resa al divino?

In realtà non sono opposti. La forza di volontà non significa “fare”, a volte ne serve moltissima per “non fare”. E in ogni caso noi dobbiamo fare del nostro meglio, non controllare i risultati, che non sono nelle nostre mani. A volte dobbiamo mettere tanta energia proprio per smettere di controllare. Dovremmo convertire la nostra forza di volontà in cooperazione con il piano divino.

E come intonarci completamente con le parole del Maestro “Apri il tuo cuore e io entrerò e mi prenderò cura della tua vita”, ovvero come allinearci con il dharma che la nostra anima è qui per compiere?

Non è così difficile: il Maestro non ci vuole perfetti, ci vuole sinceri. Le altre decisioni spesso non sono così importanti. Una volta una donna disse a Swami che era attanagliata dai dubbi perché non sapeva se sposare un uomo o un altro. E Swami le disse semplicemente: “non ha importanza”. Il Maestro è contento che tu voglia accontentarlo. La vera domanda non è allora “cosa devo fare”, ma “come lo devo fare”. Ovvero: “come posso servire, come posso amare, come posso essere strumento”. E spesso queste domande ti portano a quello che devi fare. Perché l’esito giusto è sempre la crescita non la cosa in sé, non il successo in quello che fai. Anzi a volte un fallimento è quello che ci fa crescere.

Io ho avuto un momento della vita che è stato un fallimento in ogni campo, ma è stato il più grande momento di crescita.

Quindi il servizio ci porta a un successo più grande, ad esempio a vincere l’ego?

Proprio così. Swami disse che è lo strumento più potente per superare l’ego, perché sottrai energia a te e ti accorgi che gli altri sono altrettanto importanti. A me capitò quando ad Ananda fui messa in cucina: non avevo più tempo per pensare a me. Certo che dobbiamo anche prenderci cura di noi, ma nelle giuste proporzioni.

Che differenza c’è tra dharma e la professione che facciamo nel mondo?

Nel mio caso io non ho avuto successi nel mondo: non ho finito il college, non ho iniziato una professione. Dovevo andare in una comunità. Avevo tutti i talenti per riuscire nel mondo, ma non era il mio dharma. Allora, il tuo dharma è quello che fai, altrimenti non saresti finito a fare proprio quello. Ma mentre ti evolvi bruci karma, e il karma bruciato porta altro dharma.

Uno dei modi in cui noi aumentiamo l’abbondanza nella nostra vita è attraverso la gratitudine e usando al meglio ciò che abbiamo già. Il divino ci inonda di abbondanza, e noi continuiamo a guardare oltre. A chiedere attenzione, a chiedere di più. Non ci poniamo le domande: come posso servire, amare, essere uno strumento. In realtà non vediamo le opportunità che Dio ci sta dando. Se invece la cogliamo, si acuisce l’intuizione del piano divino per noi. Gratitudine e generosità dobbiamo usare.

Swami dice che, se cerchi guida e ti pare che non la stai avendo, espandi l’energia in ogni direzione in cui è disponibile, e quando l’energia inizia a muoversi, le cose giuste arrivano.

Ha parlato di karma, qual è la relazione tra karma e dharma?

Un esempio chiaro: quando ti innamori di qualcuno che è inappropriato o qualcuno che non ricambia, ma lo vuoi a tutti i costi: probabilmente lì c’è karma, ma non dharma. Il karma è un’abitudine, una relazione, un talento che hai avuto nel passato e che ti porta magneticamente verso qualcosa che ti è noto, ma dove non c’è espansione. Invece c’è dharma dove c’è espansione della tua consapevolezza. Non solo il lavoro, per qualcuno il dharma può essere per esempio avere figli per sviluppare l’amore incondizionato, mentre per altri è una cosa già naturale, perché lo sanno già fare e allora non è la direzione dell’espansione.

Prima di arrivare ad Ananda ero sicura di volere molti figli. Ma appena ho incontrato Swami, mi sono accorta che non volevo davvero espandermi con dei figli, ma espandermi nella coscienza e aiutare altri a farlo.

Il karma è qualcosa che non sappiamo ancora che ci porta sofferenza/felicità. Una lezione non appresa, un’esperienza che va attraversata. Noi impariamo infatti quando i nostri desideri sono inappagati, ma impariamo ancora di più quando sono appagati, perché ci accorgiamo che non portano alla vera felicità.

Ritornando all’esempio della relazione sentimentale: qualcuno ha grande desiderio di avere un rapporto sentimentale ma per qualche ragione non riesce mai ad averlo, solo quando lo prova si accorge che non era neppure lì la felicità finale, o nel denaro, o nel successo, o nel potere: che è solo nel sentiero interiore. Fino a quel punto, quel pensiero trattiene molta energia e non ci rende liberi. Spesso il sentiero spirituale arriva a chi ha già esaudito molte di queste esperienze, prima troppi pensieri sono trattenuti.

Per finire, qualche consiglio pratico per non smarrirci in questo tempo?

Più sei consapevole del paradiso portatile che c’è in te, più attraversi bene ogni cosa. Quindi è buona abitudine sviluppare una routine di meditazione. La meditazione è una relazione con il divino, con il Maestro o come senti questa dimensione. La meditazione è stringere questa mano che ti accompagna in ogni passo. Dovremmo rendere la relazione così forte, da sentire che sei accompagnato in ogni minuto della vita.

Ad esempio: metti un’immagine della forma divina che senti nel cuore in un luogo che vedi ogni giorno. Nel cassetto di lavoro, della cucina. Sappi che non ci sono cose che sono esterne alle leggi dello Spirito, neppure questo tempo complesso. Allora facciamo del nostro meglio, e se anche non avessimo successo, l’energia di aver tentato è la vibrazione che ci resterà addosso e che determinerà il nostro futuro.

Per acquistare il libro Swami Kriyananda. Messaggero di luce trovi qui tutte le info: https://www.anandaedizioni.it/shop/libri/yoga-e-meditazione-1/swami-kriyananda-messaggero-di-luce/

 

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