In questo periodo di preparazione alla Pasqua pratica l’amore che ha insegnato Gesù scegliendo di comprendere non di separare.
di Pandava
Di questi tempi scorgo nell’aria un umore di spartizione e pesantezza. Osservando il globo dalla rete, trovo come una spaccatura tra due mondi opposti. E cosa dire delle persone che puntano il dito su chi non fa ciò che loro credono sia giusto? La mia risposta viene dalle parole di Gesù durante la Passione:
“Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno.” 1
E non si tratta di dire chi e cosa, o perché stia sbagliando, con un atteggiamento di superiorità, ma ricercare lo spirito di compassione e umiltà che si erge dietro quelle parole. La maestosità di un uomo acclamato come re e crocifisso come un brigante. Il suo coraggio di accettare il disegno del Padre mantenendo la forza di preoccuparsi per i propri carnefici e per un intero popolo che con quella scelta si condannò a gravi conseguenze karmiche.
Per quanto mi riguarda, quel che posso imparare dalle sue parole è di fermarmi prima di giudicare. Scegliere di cercare la centratura ed osservare gli eventi con distacco, ricordando che qualunque fatto accada è di per sé neutro e posso decidere se vederlo come una malvagia ingiustizia perpetrata volontariamente nei miei confronti o una opportunità di crescita nella comprensione dei miei limiti. In questo senso mi sovviene la frase di sorella Gyanamata (la discepola più avanzata del Maestro):
“Non cambiare le circostanze della mia vita, cambia me.” 2
Infatti, un altro sguardo con cui può essere vista la crepa che (a mio parere) separa il mondo è dato dalla reazione energetica individuale. Posso scegliere se abbandonarmi al vittimismo, sparlando degli errori altrui, dei doveri di stati e persone lassiste, farcendolo di complotti vari (veri o falsi che siano).
O posso focalizzarmi su me stesso, sforzarmi di alzare l’energia immergendomi in musiche, letture o discorsi ispiranti. Per quanto possa essere difficile quel che c’è fuori, la scelta resta mia. E se io lo voglio, nessuno può strapparmi via l’idea che questo sia un momento di grande espansione interiore. Alzare l’energia significa accettare la situazione senza subirla mantenendo sempre chiara la meta, senza mai intaccare i nostri valori con compromessi che diluiscono la nostra forza di volontà. Fare chiarezza attraverso l’introspezione (di cui ho parlato il mese scorso), per poi mettere in atto quei propositi; con ostinazione, se necessario, ma ricordando anche che lo yoga predilige la via di mezzo.
Lo yoga è un continuo riassestamento tra la strenua perseveranza e la rilassatezza; raggiungere l’una mantenendo l’altra è ciò che contraddistingue un vero yogi. Un perfetto equilibrio tra cuore e mente, elevando le emozioni (quarto chakra) nella calma di sentimenti distaccati (quinto). È un continuo sforzo di muoversi verso l’alto senza lasciarsi trascinare dalla mente che spartisce, categorizza e giudica ogni cosa; poiché la mente, preda di una logica algida, necessità dell’ardore del cuore. Al contempo il cuore, come nucleo energetico che dirama l’energia nel corpo, deve essere indirizzato arginando le eccentriche pulsioni di emozioni che tendono a buttar fuori l’energia in strabordanti manifestazioni.
Personalmente, i momenti di maggiore felicità sono legati proprio a questo equilibrio, indipendentemente da ciò che accade fuori. Lo yoga mi sta portando sempre più a non dipendere dalle reazioni altrui. Guidandomi a sentirmi sempre più vicino alle persone, creando un legame che trascende le valutazioni logiche, un legame in termini energetici e di coscienza. Per quanto mi riguarda, scegliere la direzione dell’energia significa stabilire a quale livello di coscienza vogliamo legarci; se seguire le intuizioni di una alta aspirazione o le rassicurazioni di una più greve visuale.
In fondo, una delle pratiche basilari del nostro sentiero prevede la ripetizione del mantra Hong-So, che significa “Io sono” o “Io sono Lui”, con la quale ricordo, affermandola, la mia vera natura come Figlio di Dio. Frammento della Sua coscienza, e come tale indistruttibile e incorruttibile, se non per il tempo e nella misura con cui mi lascio ingannare dall’ego.
Ricordarmi di essere scheggia di un tutto più grande favorisce l’avvicinamento agli altri, e a sintonizzarmi con lo stato di coscienza dei Maestri di ogni religione come esempio di Amore Infinito e Compassione.
- La citazione viene dalla Bibbia (Lc 23,34).
- Citazione dal libro di Sorella Gyanamata: “God Alone: the Life and Letters of a Saint”.