Nelle celebrazioni dei 100 anni dalla venuta di Yogananda in Occidente, un approfondimento sul significato nascosto del suo nome spirituale, e scopriamo che c’era già lì tutto il suo messaggio per noi.
di Jayadev Jaerschky
Tutti i nomi hanno un significato speciale. Spesso infatti il nostro nome ha più significato per la nostra vita di quanto non ci rendiamo conto. Un antico proverbio latino ci dice che Nomen est omen, che significa “il nome è un segno”. Anche il tuo nome di nascita, quindi, è un segno particolare, forse del tuo passato, o di una forte tendenza del tuo carattere, o forse di una tua situazione karmica. I nomi spirituali invece esprimono l’anima e la nostra direzione di crescita.
Quando si tratta del nome spirituale di un vero Maestro, il significato del suo nome aumenta enormemente e ha un messaggio fondamentale da trasmetterci.
Prendiamo il nome “Yogananda”, il nome spirituale che Mukunda Lal Gosh ha preso quando è entrato nell’antico ordine monastico degli Swami nel 1915, all’età di 23 anni. Durante quella cerimonia, Sri Yukteswar, il suo guru, gli concesse il privilegio di scegliere lui stesso il suo nome spirituale. Pensò per un momento, e poi, ispirato dall’Alto, scelse “Yogananda”.
Il suo nome divenne in seguito famoso negli ambienti spirituali del mondo intero. Di nascosto offre a tutti i ricercatori un messaggio cruciale: descrive il significato stesso della vita, la vera ragione della nostra esistenza, lo scopo del perché tu e io siamo qui sulla terra.
Allora, cosa significa realmente “Yogananda” e qual è questo messaggio nascosto per noi? Il suo nome è composto da due parti, “Yoga” e “Ananda”. Vediamo la prima parte, “Yoga”.
In Occidente, quando sentiamo che qualcuno pratica “yoga”, pensiamo subito: “Certo, pratica le posizioni, gli asana”. Questo, però, non è affatto il significato originale di “Yoga”. Gli asana infatti rappresentano solo una parte minore dello yoga. Sono il ramo fisico del Raja Yoga, la scienza della meditazione. In India, infatti, solo una grande minoranza degli swami e sadhu pratica gli asana, forse solo l’1%. Se lo fanno, serve per preparare corpo e mente alla meditazione silenziosa. Quindi, il pensiero che “yoga” significhi “posizioni” è puramente un malinteso occidentale.
“Yoga” in verità significa unione. Anche il concetto di “unione” però viene spesso frainteso. Ciò che si intende non è un’unione superficiale, nemmeno si limita all’unione di corpo, mente e anima, come spesso viene definita. L’unione implicita invece è quella dell’anima con lo Spirito, che è lo scopo supremo della vita, per ognuno di noi.
Ecco ciò che si intende con “yoga”: siamo tutti come un’onda dell’anima che si è separata dall’oceano dello Spirito. In questa separazione risiede un enorme dolore e una sofferenza profonda e duratura. In realtà ci siamo separati talmente tanto dall’oceano che abbiamo completamente dimenticato la nostra origine sacra. Abbiamo perso la nostra casa, la nostra fonte, la nostra vera appartenenza. È come se avessimo tagliato le nostre radici. E naturalmente, una separazione così crudele ci crea l’origine di ogni nostro dolore.
“Yoga” quindi è il processo di ricongiungerci alla nostra origine. Significa che finalmente l’onda torna nell’oceano. Significa che il figliol prodigo ritrova il Padre in cielo. Significa che la nostra anima si riemerge nello Spirito. Significa realizzare lo scopo della nostra vita. Significa la fine della sofferenza.
Vediamo ora la seconda parte del nome “Yogananda”. “Ananda” significa beatitudine. Per favore, chiediti: “Cosa sto cercando, essenzialmente? Cosa voglio veramente nella vita? Perché ho scelto ciò che ho scelto? Perché faccio ciò che faccio?”. La risposta è: “Perché la tua anima da sempre sta cercando la felicità. Tu vuoi semplicemente essere felice”.
Gli yogi insegnano che si tratta di una felicità perduta che un tempo possedevi e che ancora ricordi, nel profondo del tuo essere. In verità, ciò che ricordi è molto di più della sola felicità: è la beatitudine. Questa beatitudine è conosciuta come “ananda”.
Dove trovare la felicità perduta che tutti noi cerchiamo? La si può trovare solo dentro, nella nostra anima, e a contatto con la sua fonte divina, Dio. Yogananda e gli antichi maestri di yoga spiegano che Dio (Spirito, o Coscienza Cosmica) è essenzialmente Sat-chid-ananda, che può essere tradotto come “beatitudine sempre esistente, sempre cosciente, sempre nuova”.
Dio è la beatitudine stessa. È da lì che veniamo tutti. E questo è esattamente ciò che tutti noi abbiamo conosciuto. La nostra anima è fatta a immagine di quel Dio beato: è un’onda beata dell’oceano di Sat-chid-ananda. Per questo gli antichi insegnamenti yogici ci stimolano: “Trova il tuo vero Sé. Sbrigati ad avanzare verso la realizzazione del Sé”. Lì, nel tuo Sé divino, troverai la beatitudine che cerchi.
Come trovarla, in pratica? Andando ogni giorno dentro di te, attraverso la meditazione silenziosa, applicando tecniche efficaci che calmano la mente e ritirano la forza vitale dai sensi nel tuo centro interiore. Interiormente, in questo modo, possiamo gradualmente imparare a immergerci nella gioia della nostra anima.
Tuttavia, persino questo non basta. Come mai? Perché non basta che l’onda solo trovi se stessa, ma dovrà anche trovare casa sua, l’Oceano. Come si fa? Sollevando il nostro sguardo e il nostro cuore verso l’occhio spirituale, lasciando che la nostra energia e la nostra coscienza fluttuino verso l’alto. Lì, nel punto tra le sopracciglia, l’onda incontra l’Oceano, l’anima incontra l’Infinito. In questo modo si ottiene finalmente la beatitudine cosmica (“Ananda”), in unione divina (“Yoga”).
Chi l’avrebbe mai detto? Tutto questo viaggio interiore della nostra anima si nasconde nel nome “Yogananda”. Si tratta di un invito al mondo intero, a te e a me, di raggiungere la realizzazione del Sé e l’unione di Dio.
Riassumendo: nel nome “Yogananda” si nasconde il cuore del suo insegnamento. Rappresenta il suo messaggio principale e spiega perché è venuto in Occidente 100 anni fa: “Torna alla beatitudine, attraverso l’unione divina, proprio come ho fatto io. Medita. Impara ad entrare dentro di te”. In altre parole, anche tutti noi dovremmo diventare uno “Yogananda”, sperimentando la beatitudine attraverso l’unione interiore.
Un aiuto importante nel cammino verso la “beatitudine attraverso l’unione” è l’antica tecnica del Kriya Yoga, che Yogananda ha diffuso in lungo e in largo. Il Kriya Yoga, infatti, ci porta nella spina dorsale, che Yogananda ha descritto come “l’altare di Dio”. Egli spiega: “È lì che si trova il Suo posto preferito: nella spina dorsale”.
Ma ancora una volta: questo “posto” interiore non basta: dalla spina dorsale l’anima dovrà sollevarsi verso l’alto fino all’occhio spirituale. Attraverso l’occhio spirituale, attraverso la sua stella interiore, possiamo imparare a sfuggire alla nostra separazione e tornare a casa dal Padre onnipresente, lo Spirito.
Chiudiamo con un pensiero importante, per evitare che questo articolo diventi unilaterale: nessuno troverà la beatitudine dell’unione pensando solo a se stesso, alla “mia meditazione, alla mia unione, alle mie tecniche, al mio samadhi, alla mia beatitudine”. Questo sarebbe troppo egocentrico. L’atteggiamento di dare, amare, condividere, è essenziale nel cammino verso la beatitudine. Per questo Yogananda, nella sua Preghiera di mezzogiorno (Sussurri dall’Eternità), ci ha insegnato a pregare: “E ciò che ricevo, insegnami a condividerlo con gli altri”.
Il nostro augurio è che il significato di “Yogananda” vibri forte in tutti noi, diventando vivo e reale. Che possiamo insieme marciare con costanza, quotidianamente, con coraggio, verso “l’unione” e la “beatitudine”.
“Jai Yoga”, vittoria allo yoga!
Se ti è piaciuto questo articolo, leggi l’Autobiografia di Yogananda: https://www.anandaedizioni.it/shop/libri/yogananda/autobiografia-di-uno-yogi/
English readers
Yogananda 100 – The Hidden Meaning of Yogananda’s Name, and Its Deep Significance For All Of Us
All names have meaning. Often our own name has more significance for our lives than we realize. An ancient Latin proverb tells us that Nomen est omen, meaning “the name is a sign.” Your name too, then, is a sign, maybe of your past, or of a strong trait in your character, or of a karmic situation. Spiritual names on the other hand express a soul quality, or a direction of inner growth.
When it comes to the spiritual name of a true Master, the significance of his name is vastly increased. It gives us all a crucial message.
Let us take the name “Yogananda”, which is Mukunda Lal Gosh’s spiritual name, given to him when he entered the ancient monastic Swami Order in 1915, being 23 years old. During that ceremony, Sri Yukteswar, his guru, gave him his privilege of choosing a spiritual name himself. He thought for a moment, and then, divinely inspired, chose “Yogananda”.
His name later became world famous in spiritual circles, and hides an essential message to us all: it describes the very meaning of life, the true reason for our existence, and the purpose of why you and me are here on earth.
So what, then, does “Yogananda” truly mean, and what is that crucial message for us?
His name consist of two parts, “Yoga” and “Ananda”. Let’s look at the first part, “Yoga”.
In the West, when we hear that someone practices “Yoga”, we immediately think, “oh, he practices the body postures”. This is, however, not at all the original meaning of “Yoga”. The asanas are only a minor part of Yoga. They are the physical branch of Raja Yoga, the science of meditation. In fact in India, a great minority of Swamis and sadhus practice the postures, maybe only 1%. If they do so, it is to prepare their body and mind for meditation. The thought that “yoga” means “postures” is purely a Western misconception.
Yoga in truth means union. That “union” too is often misunderstood. What is meant is not a superficial union, not even the union of body, mind, and soul, as it is often described. The union implied is the soul uniting with Spirit, which is the supreme goal of life for each and everyone of us.
We are all like a soul-wave, which has separated from the ocean of Spirit. In that separation lies an enormous pain and lasting suffering. Actually we have separated so far from the ocean that we have altogether forgotten our sacred origin. We have lost our home, our source, our true belonging. It is as if we had cut our roots. This cruel separation is the true origin of all our pain.
“Yoga” is the solution and means to reunite with our origin. It means that finally the wave returns to the ocean. It means that the prodigal son finds back to his Father in heaven. It means that our soul remerges in Spirit. It means to fulfil the purpose of our life. It means the end of suffering.
Let’s now look at the second part of the name “Yogananda”.
“Ananda” means bliss. Please ask yourself: “What am I looking for, essentially? What do I really want in life? Why do I chose what I chose, and do what I do?” The answer is: “Because your soul is looking for happiness. You simply want to be happy.”
It is, the yogis teach, a lost happiness which you once possessed and which you remember, deep inside. In truth, what you remember is much more than only happiness: it is bliss. That bliss is known as “ananda”.
Where to find the lost bliss which we are all searching? It can only be found within, in our soul, and in contact with its divine source, God. Yogananda and the ancient yoga masters explain that God (Spirit, Cosmic Consciousness) is essentially Sat-chid-ananda, which can be translated as “ever existing, ever conscious, ever-new bliss.” God is bliss itself. That is where we have all come from. And that is exactly what we have all known. Our soul is made in the image of that bliss-God. It is a blissful wave of the ocean of Sat-chid-ananda.
This is why the ancient yogic teachings urge us: “Find your true Self. Go speedily for Self-realization. There, in your divine Self, will you will find the bliss you are seeking.”
How to find it, practically speaking? By daily going within, through silent meditation, applying effective techniques which calm the mind and withdraw the life-force from the senses into your inner center.
Inwardly, in that way, we can gradually learn to bathe in the joy of our soul. But even that is not enough. The wave must not only find itself, but must return home to the ocean. How to do that? By lifting our gaze and our heart to the spiritual eye, letting our energy and consciousness float upward. There, at the point between the eyebrows, the wave meets the ocean, the soul meets the Infinite. In this way cosmic bliss (“Ananda”) is finally achieved, in divine union (“Yoga”).
Who would have said? This whole journey of the soul is hidden in the name “Yogananda”. It is a call to the whole world, including you and me, to achieve Self-realization, and God-union.
To sum up: hidden in Yogananda’s name we find his entire teaching. It represents his central message, and explains why he came to the West, 100 years ago: “Get back to bliss, through divine union, just as I did. Meditate. Learn to go inside.”
All of us too, in other words, should become a “Yogananda”: experiencing bliss through union.
A major help on the path to “bliss through union” is the ancient technique of Kriya Yoga, which Yogananda spread far and wide. Kriya Yoga, in fact, takes us into the spine, which Yogananda described as “the altar of God”. He explains: “That is where His favorite haunt is – in the spine.”
But once again: even that is not quite enough. From the spine we need to lift ourselves upward to the spiritual eye. Through the spiritual eye, through its inner star, we can learn to escape our separation and return home to the omnipresent Father, Spirit.
Let’s close with one final thought, lest this article becomes one-sided: nobody will find the bliss of union by thinking only of himself, of “my meditation, my union, my techniques, my samadhi, my bliss”. This would be too ego-centered. The attitude of giving, loving, sharing, is essential on the path toward bliss. For this reason Yogananda, in his “Prayer at Noon” (Whispers From Eternity) taught us to pray: “What I receive, teach me to share with others.”
May the meaning of “Yogananda” vibrate strongly in all of us, making it alive and powerful in us all! Together may we march steadily, daily, courageously, toward “union” and “bliss”.
“Jai Yoga”, victory to yoga!