I capricci dell’ego. Un racconto.

Un racconto in soggettiva sulla morsa dell’ego e i suoi capricci, e la forza delle affermazioni di Yogananda per ritrovare la luce dell’anima.

di Pandava

Sopraffatto dalla giornata, fui tentato di sdraiarmi, mollare tutto e addormentarmi. Il sonno avrebbe risanato la caducità del corpo. Eppure, man mano che il torpore ammantava la sensibilità delle parti dolenti, intravedevo un’ombra farsi largo; la sensazione di un gorgo tra le cui spire mi stavo perdendo.

Molte volte mi ero lasciato andare, disperso tra i fluttui confortanti della dimenticanza, ma in quel giorno una scintilla di volontà mi ridestò. Alzandomi cominciai a irrigidire e distendere i muscoli più e più volte, concentrandomi sul desiderio di scacciare quella densa cortina e visualizzando l’energia salire e scendere lungo la mia spina dorsale; ma qualcosa ancora non andava.

La mente continuava a recalcitrare chiudendosi in una graziosa corolla di spine. Da quali profondità emergeva quell’intera costellazione di scuse? Potevo scorgere uno ad uno il loro moto sorretto dal gorgo centripeto in cui si inabissava ogni volontà. Soffermandomi su quel punto di vista, non vidi null’altro che buio e scintillii di stelle caduche. Nessuna crepa attraverso cui respirare, nessuna speranza.

Mi imposi d’innalzarmi al di sopra di quei malumori e cominciai a ribaltare il senso di quell’oscuro scrutare. Punteggiai quel cielo buio di luci fisse e inamovibili come la mia determinazione. Parole concentriche attraverso cui diramare una visione positiva della vita fra le pieghe, ove le ombre erano più cupe. Fra tutte le parole immagazzinate mi sovvenne un’affermazione:

“Io voglio che l’Energia Vitale mi ricarichi,
con volontà divina voglio che mi ricarichi
attraversando i nervi e i muscoli tutti,
i tessuti, le membra e tutto il mio essere,
con un fuoco vibrante e stimolante,
con ardente e gioioso potere.
Nel sangue e nelle ghiandole,
con sovrano comando
io ti ordino di fluire.
Con il mio comando
ti ordino di ardere.
Con il mio comando,
ti ordino di ardere.”

Presi sempre più a concentrarmi sulle sedi della volontà, il midollo allungato per la volontà umana e l’occhio spirituale come punto di ricezione della volontà divina. Da lì lasciai scorrere rivoli di energia seguendo l’ordine indicato nei versi. Pian piano che i concetti picchiettavano nella mia mente, sentivo il corpo assorbirli nutrendosi di essi. Le paludi inferme d’indolenza evaporavano al baluginare di una luce candida e possente.

Salivo e riscendevo lungo quei due centri di coscienza attraversando tutto il corpo, partendo dalle profondità del sistema nervoso fino a colmare il mio essere nel centro d’ogni cellula. Ricordai anche che c’erano dei brani che trattavano più specificatamente di alcune parti del corpo. E, cercando tra le pagine delle affermazioni del Maestro, trovai questa frase sottolineata:

“Credi sempre che non è solo Dio ad agire, ma che anche tu, come Suo amato figlio, stai applicando la volontà, la ragione e gli altri doni che hai ricevuto da Lui per affrontare i difficili problemi della vita. Bisogna raggiungere un equilibrio fra la vecchia idea di dipendere totalmente da Dio e l’atteggiamento moderno di dipendere esclusivamente dall’ego.”

Compresi quindi che concentrarsi su quei due punti di coscienza favoriva questo equilibrio, lasciando che la volontà divina educasse le increspature della mia coscienza materica. Mi soffermai quindi con maggiore attenzione su di essi tralasciando il resto. Visualizzai la luce assorbita nel punto tra le sopracciglia ruscellando leggiadra nella nuca e sforzandomi nel farla risalire. Passai e ripassai per alcuni minuti tra di essi. Presi a sentire una sempre maggiora calma, c’era come corrente a trascinar via le foglie di pensieri marcescenti nei recessi del mio subconscio.

Ragionamenti chiassosi coprivano verità scomode sollevando nubi di polvere che, illuminate dalla saggezza svelavano la loro inconsistenza. Forme impalpabili tuonavano schizzando saette fatue. Tutti gli impegni, i dissapori per un tempo troppo stretto, si mostravano ora come grida di bimbo. Ecco, dunque, cos’era davvero l’ego, un bambino capriccioso.

“Io me ne sono andato, me ne sono andato,
per giocare con le tenebre, per giocare con l’errore,
un bambino monello, me ne sono andato.
Sono tornato a casa nella più oscura Oscurità,
sono tornato a casa sporco di fango della materia.
Tu sei vicino, ma io non vedo
La Tua casa è perfetta, ma io non ci vedo.
[ ]
La Tua Luce e le Tenebre
non stanno insieme, non stanno insieme.
La saggezza e l’ignoranza
non stanno insieme, non stanno insieme.
Fai scomparire, oh, porta via
le tenebre, via!
Le mie tenebre, via!”

Avrei potuto giocare all’infinito con quel monello, sollazzandolo, ingozzandolo, nutrendo ogni sua illusione e scusandone le debolezze. Chissà per quanto tempo l’avevo fatto, chissà da quante vite ero perso fra i capricci di un infante. La mente aveva mascherato le sue astruse richieste rivestendole di logica, di necessità. Ma a veli caduti non c’era altro se non un poppante senza alcuna risposta concreta sulle labbra che non aveva alcun controllo sui suoi desideri.

Eppure non era mio nemico. Ero arrivato fin lì anche grazie a lui, la sua volontà mi aveva trascinato fino al punto cui ero giunto, le sue domande avevano scardinato le logiche inconsistenti. In definitiva, tutti i suoi dubbi non erano stati in vano. Ma era giunto il tempo di abbandonare il vecchio sentiero cosparso di cunette d’orgoglio e buche, e abissi imperscrutabili.

“Io sono coraggioso, io sono forte.
Il profumo dei pensieri del successo
aleggia in me, aleggia in me.
[…]
sono felice di tutto,
asciugo le lacrime e le paure di tutti,
non ho nemici,
sebbene alcuni si ritengono tali,
io sono amico di tutti.
Non ho abitudini,
nel nutrirmi, vestirmi, atteggiarmi
io sono libero, io sono libero.”

Ed ecco quindi le risposte datemi dal Maestro in quel giorno rigoglioso. Espanditi con gentilezza verso gli altri, ma non giocare troppo con i capricci dell’ego; sii forte in te stesso radicando le tue scelte nella volontà divina. Abbiamo tempo in abbondanza per trovare le nostre risposte, a patto di non perderci dietro i ghiribizzi di un pargoletto.

Le citazioni sono tratte dal libro di Paramhansa Yogananda: “Affermazioni scientifiche di guarigione” https://www.anandaedizioni.it/shop/libri/yogananda/affermazioni-scientifiche-di-guarigione-meditazioni-metafisiche-di-paramhansa-yogananda/

 

 

 

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