Dopo il lockdown, dopo la ripartenza con i buoni propositi: è adesso che la vita ci mette davanti lo specchio di ciò che in noi ancora non è risolto: quella che ci pareva la fine era solo l’inizio.
di Radhika LeAli
Questo articolo è in ritardo. Molto in ritardo. Avrei dovuto scriverlo circa due settimane fa, raccontare la mia uscita dal lockdown, e condividere gli strumenti o tecniche che erano state il mio sostegno nell’entrare nella nuova fase, nel rientrare (più o meno) nella dimensione sociale. Ma la riapertura mi ha travolto. Anche in questo preciso momento mi domando cosa mai posso condividere, se ancora mi sento come dentro una lavatrice impazzita.
Dopo settimane di isolamento, di riflessioni, di meravigliose intuizioni, il mondo intorno a noi si è riaperto, e tutti abbiamo attraversato quella soglia tenendo saldamente nel cuore tutto ciò che avevamo annotato con cura nelle settimane precedenti: farò questo o quest’altro, non vorrò più questo o quest’altro, cambierò, modificherò, allargherò, stringerò…
Poi, quando ci siamo trovati fuori, è come se qualcosa ci avesse rapiti, presi in ostaggio: i vecchi binari, le vecchie abitudini, le vecchie impostazioni… come scardinarle se tutto intorno a noi ci chiede di rimetterci in moto esattamente come prima, anzi più freneticamente di prima perché bisogna recuperare tutto ciò che è stato perso?
All’inizio ho fatto tantissima fatica a riabituarmi alla dimensione sociale del lavoro. A dover interagire in presenza. Ma questo mi aiutava a mantenere un cordone di sicurezza intorno a quello spazio interiore che si era allargato durante le settimane di lockdown. Poi è successo qualcosa di veramente strano. Sono stata assalita da qualcosa che credevo non esistesse nemmeno più e che invece è arrivato e mi ha scardinato da dentro: l’energia della mia vecchia vita. L’energia di un passato lontano.
Qualche anno fa ho completamente ribaltato la mia vita, chiudendomi alle spalle una porta che ero decisa a non riaprire mai più. Per molti anni sono stata un avvocato e per troppo tempo avevo vissuto in un’energia che mi spingeva lontano dalla mia naturale direzione. Così, da quando ero finalmente riuscita a chiudere quel lungo capitolo della mia vita, ero certa di aver chiuso per sempre con quel mondo e con quella dimensione.
Certo, se quella dimensione si fosse ripresentata bussando direttamente alla mia porta, sarei stata immediatamente capace di riconoscerla e allontanarla, ma lei è stata più sottile: si è presentata come Servizio. Chi conosce Ananda, sa che il Seva è parte della nostra vita, e così quando c’è stato bisogno di competenze specifiche, sono stata ben felice di metterle al servizio di qualcosa di più alto, quindi ho riaperto la porta a quella vecchia dimensione, fiduciosa che se ne sarebbe stata buonina in quello spazio che le avevo ritagliato.
In effetti lei è stata ai patti. È rimasta confinata nel recinto che avevo creato per lei. Sono io che non ho rispettato l’accordo. Perché piano piano, senza accorgermene, scivolavo in lei, scivolavo nella vecchia energia, scivolavo nella vecchia me. Me ne sono accorta da un livello di tensione sottile che piano piano è iniziato a crescere in me. Una cosa impercettibile, ma che non potevo non cogliere. Lentamente in me è salito un livello di stress che non dipendeva da ciò che facevo, era insito nella tensione che si era insinuata in me. Come un virus.
Ecco, avevo trascorso settimane a cercare di proteggermi da un virus esterno, ma adesso un virus altrettanto pericoloso era arrivato da dentro. Questo virus non metteva in pericolo la mia vita fisica, ma sicuramente era in grado di alterare il mio equilibrio interiore, e per chi ha fatto del percorso yogico la propria direzione di vita, scoprire quanto vulnerabile sia il proprio Centro, è davvero allarmante.
Mentre comprendevo questo, osservavo le persone intorno a me e notavo che, seppur in modo diverso, mi sembrava che molti altri stessero combattendo una battaglia contro i loro personalissimi mostri. È come se, dopo l’altolà che la Vita ci ha imposto, adesso ci stesse imponendo di guardare tutto quello che non è stato sciolto del passato. E così come non è stata tenera nel bloccarci per due mesi, adesso non lo è nel metterci di fronte a tutto ciò che di irrisolto c’è nelle nostre vite.
Questo momento storico rappresenta davvero un passaggio importante. Fermarsi e ripartire come prima non è possibile. Lo avevamo capito. Fermarsi e ripartire con tanti buoni propositi non è sufficiente. Lo stiamo capendo.
Fermarsi, osservare ciò che sta emergendo, comprendere che se sta emergendo è perché vuole essere guarito, comprendere che tutto ciò è parte della crescita spirituale, e approfittare di questa grande occasione di trasformazione, sapendo che tutto è guidato e accompagnato dalla mano invisibile del Guru, è ciò che siamo chiamati a fare.