Gli effetti della meditazione nel cervello in 4 punti

Un approccio scientifico alla meditazione, e i benefici che dai neuroni discendono nella vita di tutti i giorni. E che i Maestri già sapevano…

 di Jayadev Jaerschky

Spesso gli indesiderabili meccanismi dell’abitudine nel cervello del discepolo vengono cauterizzati [in presenza di santo], alterando così beneficamente i solchi delle sue tendenze terrene
-Autobiografia di uno Yogi, Yogananda

L’INFLUENZA POSITIVA DELLA MEDITAZIONE 

La meditazione regolare migliora la nostra vita: è un dato di fatto, sperimentato con gratitudine da innumerevoli persone in tutto il mondo. Ma perché, uno si chiede? Che cosa sta succedendo? Il motivo centrale è: la meditazione ha un’influenza benefica sul nostro cervello, un fatto che la scienza ha ben documentato. Gli scienziati chiamano il cervello “il computer del corpo umano”. Cambiando il nostro “software”, i dati interiori, la nostra vita quotidiana migliora automaticamente, assumendo una nuova qualità di pace, felicità e appagamento. Paramhansa Yogananda, un grande yogi dei tempi moderni, sosteneva che la meditazione porta cambiamenti precisi e favorevoli nel nostro cervello, sia a livello fisico che sottile (energia). Afferma:

“Non puoi avere tutta la saggezza se il tuo cervello non si evolve in maniera adeguata”.

Non è interessante? Per chi cerca la realizzazione del Sé, sottolinea ancora nell’Autobiografia di uno Yogi:

Le Scritture affermano che all’essere umano occorrono un milione di anni di evoluzione normale, priva di infermità, per perfezionare sufficientemente il proprio cervello così da poter esprimere la coscienza cosmica… [Attraverso il Kriya Yoga] lo yogi si sottrae così alla sistematica osservanza delle leggi naturali, che possono condurlo soltanto – con mezzi indiretti quali la corretta alimentazione, la luce solare e i pensieri armoniosi – a una Meta lontana milioni di anni. Occorrono dodici anni di vita sana normale per ottenere anche solo un cambiamento appena percettibile della struttura cerebrale, e un milione di cicli solari per affinare a sufficienza la struttura cerebrale così da poter manifestare la coscienza cosmica”.

Non solo il Kriya Yoga, naturalmente, ma ogni autentico metodo meditativo trasforma positivamente il cervello, offrendo in tale modo enormi benefici spirituali, psicologici e fisici.

In questo articolo guardiamo a quattro cambiamenti benefici che il nostro cervello sperimenta durante la meditazione. In parte sono stati scientificamente provati, e in parte sono ancora in attesa di approvazione scientifica: non di rado le nuove scoperte della scienza moderna sono già state insegnate per millenni da yogi illuminati. Il punto fondamentale è questo: il nostro cervello cambia continuamente. La sua “plasticità” mette la nostra vita pienamente nelle nostre mani. Ci permette di apportare cambiamenti fondamentali nei nostri processi di pensiero, nelle emozioni e nella personalità. Niente è fisso. Hai facilmente paura? Puoi cambiare. Sei una persona facilmente arrabbiata? Puoi cambiare, proprio come un software. Certo, non sarà facile, ma si può fare.

I “SOLCHI” NEL CERVELLO

Paramhansa Yogananda ha coniato un termine per i percorsi neurali, chiamandoli “solchi”. Sono i nostri percorsi cerebrali di pensieri e sentimenti abituali. Ognuna delle nostre abitudini, ha insegnato, crea un solco specifico nel cervello. Ci fanno comportare in un certo modo, spesso oltre la nostra volontà. La nostra vita segue i solchi che noi stessi abbiamo creato nel cervello. Un modo potente di cambiare i nostri solchi sono le affermazioni. Un altro modo sono delle tecniche specifiche che ha insegnato. In questo articolo, tuttavia ci concentriamo sull’effetto della meditazione sui solchi.

1) La meditazione cauterizza i solchi nel cervello

La meditazione è un metodo eccezionale per eliminare i solchi (percorsi neurali) indesiderati nel cervello, ed è un vero e proprio “purificatore del cervello”. Ci spiega Yogananda:

“Nella meditazione la mente si interiorizza e ritira la forza vitale dai muscoli e dai nervi e li concentra nelle cellule cerebrali, dove le cattive abitudini mentali hanno creato un solco. Questa energia vitale concentrata nella meditazione brucia i solchi delle abitudini mentali che si trovano nel cervello”La seconda venuta di Cristo, 1938

Ma com’è possibile che questa energia vitale bruci solo i solchi cattivi, lasciando intatti quelli buoni? Egli ci spiega il fenomeno: nella meditazione l’energia agisce sotto la saggia guida della supercoscienza.

Nella meditazione profonda l’energia si accumula nel cervello e penetra nei solchi cerebrali dove le abitudini risiedono, e distrugge coscientemente le cattive abitudini. La mente subconscia, essendo meccanica, distrugge solo le abitudini di preoccupazione con l’energia rilassata [ritirata] concentrata nel cervello durante il sonno. Ma nella meditazione la supercoscienza usa l’energia rilassata [ritirata] della mente concentrata nel cervello per andare in profondità nei solchi cerebrali, cercando le cattive abitudini e cauterizzandole”La seconda venuta di Cristo, 1938

2) La meditazione crea un cervello calmo

Un secondo impatto positivo della meditazione sul nostro cervello è stato scientificamente studiato: ha effetti sulle nostre onde cerebrali. La nostra abituale frequenza cerebrale quotidiana è chiamata beta, che sono oscillazioni elettromagnetiche con una gamma di frequenza di 12-38 Hz. Le onde cerebrali beta sono attive quando la nostra attenzione è diretta verso il nostro lavoro e verso il mondo. Si tratta di un’attività cerebrale ‘veloce’, presente quando siamo vigili, attenti, impegnati in qualsiasi attività mentale focalizzata. Durante la meditazione si possono misurare onde cerebrali alfa più lente: una frequenza di 8-12 Hz, che calma il sistema nervoso. Inoltre, abbassa la pressione sanguigna e la frequenza cardiaca. Queste onde diminuiscono la produzione di ormoni dello stress e favoriscono il rilassamento.

Negli stati meditativi più profondi appaiono le onde cerebrali theta, con una frequenza più bassa di 4-7 Hz. Nello stato theta, i nostri sensi sono ritirati dal mondo esterno e si concentrano sui segnali che provengono dall’interno. Nei meditatori ancora più profondi appaiono anche le onde cerebrali delta: una frequenza di 0,5-4 Hz, che di solito si verifica solo nel sonno più profondo senza sogni. Ogni onda cerebrale calma vissuta durante la meditazione ha un effetto formidabile sulla nostra vita quotidiana: sulla nostra salute, le emozioni, la psicologia, i pensieri e la consapevolezza interiore.

3) La meditazione stimola i lobi prefrontali

E non è tutto! C’è un terzo effetto della meditazione sul cervello, di grande importanza: concentrandosi nell’area dell’“occhio spirituale”, tra le sopracciglia, quella specifica regione diventa energizzata, vitalizzata e attivata. È proprio qui che si trovano i lobi prefrontali del cervello, che sono sempre più studiati dalle Neuroscienze. Perché sono così importanti? Ecco perché: i ricercatori hanno scoperto che la funzione dei lobi prefrontali è di vitale importanza per il nostro modo di vivere. Sono la parte più evoluta del cervello e sono centrali per il nostro comportamento, la salute psicologica e il controllo emotivo. Inoltre, i lobi prefrontali sono responsabili della nostra capacità di concentrazione e della nostra forza di volontà. Il nostro senso dell’umorismo, le nostre capacità creative, la nostra capacità di imparare cose nuove, e la nostra capacità di provare empatia, tutto questo si trova nei nostri lobi prefrontali.

In breve: questa parte del cervello contiene le qualità che ci definiscono come esseri umani. La meditazione la stimola, migliorando tutte le sue funzioni positive. Infatti, gli yogi parlano dell’importanza dei lobi prefrontali (nella loro stessa terminologia) da migliaia di anni. Paramhansa Yogananda, per esempio, insegna a mantenere l’attenzione tutto il giorno nel “punto tra le sopracciglia”.

4) Il cervello permette l’esperienza spirituale

Il quarto prezioso impatto che la meditazione ha sul nostro cervello riguarda la nostra spiritualità. La Neuroteologia è il campo scientifico che cerca di capire la relazione tra il cervello umano e le esperienze, le credenze e le pratiche religiose o spirituali. Sta cominciando a mostrare che i cambiamenti nel cervello sono simili in tutte le religioni, sia che una persona mediti, preghi, compia un rituale devozionale o canti a Dio. In altre parole, i cambiamenti che avvengono nel cervello sono simili per un cristiano, un indù, un musulmano, un buddista o un ebreo. Yogananda fa anche un passo avanti, facendo un’affermazione rivoluzionaria: il cervello e il sistema nervoso sono l’unica via che porta tutti gli esseri umani alla comunione interiore o al contatto con Dio. Egli presenta questo pensiero nel suo libro, Il Rubaiyat di Omar Khayyam Spiegato:

Il sistema nervoso costituisce l’unico e il solo cammino verso l’illuminazione spirituale, indipendentemente dall’appartenenza religiosa formale. Quando l’energia può essere condotta a invertire il suo flusso dai sensi al cervello, rivela alla nostra coscienza un altro mondo. Questa stimolazione dei nervi alla loro fonte interiore risveglia il desiderio della realizzazione del Sé. Con la progressiva interiorizzazione, attraverso la meditazione quotidiana, si sviluppano percezioni sottili e interiori molto più soddisfacenti dei loro tenui echi dai sensi”.

Lo stesso concetto è stato spiegato da Yogananda nel film Awake, che documenta la sua vita ispirante:

“La spina dorsale e il cervello sono gli altari di Dio. È lì che l’elettricità di Dio fluisce nel sistema nervoso del mondo. E i riflettori dei tuoi sensi sono rivolti verso l’esterno. Ma quando invertirai i riflettori, attraverso il Kriya Yoga, e sarai concentrato nella spina dorsale, vedrai il Creatore”.

Questo controllo della forza vitale, che risulta in una esperienza spirituale, potrebbe essere giustamente chiamata “la scienza della religione”. In futuro, si spera, la Neuroteologia esaminerà scientificamente questo processo di inversione del flusso di impulsi elettrici nel sistema nervoso, studiando cosa succede quando questi non fluiscono più dal cervello al corpo, ma sono portati a fluire verso l’interno, di nuovo nella spina dorsale e verso l’alto nel cervello, durante la meditazione e la preghiera silenziosa. Se tali studi si riveleranno validi e autorevoli, la religione del futuro potrebbe facilmente diventare scientifica: un metodo per controllare efficacemente il nostro sistema nervoso.

L’ESPERIENZA SPIRITUALE È UN’ILLUSIONE CEREBRALE?

Ci si potrebbe quindi chiedere: l’esperienza spirituale, allora, è solo una questione soggettiva? È semplicemente un’illusione prodotta da un cervello alterato, provocata da pratiche religiose? Gli scienziati hanno infatti ipotizzato che nel cervello umano si trovi un “punto di Dio”, cioè un’area distinta del cervello che produce le sensazioni di un’esperienza mistica o spirituale. Oppure il cervello è uno strumento talmente grande da permettere una vera esperienza di una realtà non materiale? In altre parole: l’esperienza di Dio è nient’altro che un prodotto del cervello o è vera? I materialisti e gli spiritualisti non saranno mai d’accordo.

Ebbene, i veri Maestri spirituali ridono di tali discussioni, poiché conoscono la risposta dalla loro esperienza cosmica. Descrivono il cervello come uno strumento, come il corpo. Proprio come noi impariamo a usare il corpo, così noi dobbiamo imparare a usare il cervello in modo efficiente. Nella vita quotidiana ci permette, quando è sotto il nostro controllo, di vivere una vita felice ed equilibrata. Spiritualmente, il cervello e la spina dorsale sono “l’altare di Dio”: sono un altare interiore al quale tutti possiamo avvicinarci in meditazione. Quell’altare cerebrale, però, viene alla fine lasciato indietro: Solo Dio – la Coscienza Assoluta Primordiale – rimane.

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