Vedere un disegno più grande: la chiave per vivere il presente

L’introspezione può diventare una pratica spirituale di grande aiuto in questi tempi: dandoci accesso a un disegno più grande, scioglie le identificazioni con le sfide e le lodi personali. 

di Pandava

Questi giorni sono nebbiosi. Se guardo fuori vedo un periodo atipico nella storia umana, tale da lasciarmi titubante sul da farsi. L’unica soluzione che trovo è spendere questo tempo nell’approfondimento di me stesso.

Cerco di capire lati della mia personalità che vengono sospinti in fuori da questa continua sensazione di lontananza che mi avvolge. Osservarli per dare loro un volto, per raggiungerne l’origine senza additare. Il Maestro (Paramhansa Yogananda), spiega che solo Dio può giudicare poiché conosce la storia di ogni anima e comprende tutti gli intrecci karmici delle vite passate.

Una risposta in merito su come si possa sfuggire a questo continuo alternarsi tra bene e male è l’introspezione. L’introspezione è uno strumento simile all’autoanalisi attraverso cui sposto il centro di ogni valutazione dall’ego a Dio. In pratica ogni sera mi raccolgo rivivendo i momenti salienti della giornata per poi comprendere quali delle azioni erano in linea con il Dharma (la giusta azione dettata dalla volontà di Dio) e in quali avrei dovuto comportarmi diversamente.

Nel fare questo, il Maestro spiega che è d’aiuto vedere la vita come un film di cui noi siamo attori, solo attori. Essere in sintonia con il Dharma significa seguire il copione senza lasciare che vecchie abitudini e desideri interferiscano con esso. Per questo cerco di vivere dentro un flusso di azioni impersonali, in cui il mio personale contributo viene dato dall’utilizzo di miei pregi per scopi disinteressati; e cercando di salvare ogni traccia di egoismo ripetendo:

La Tua Volontà celeste
nella mia volontà umana
risplende, risplende,
in me, in me, in me, in me.
Non dirò che è Tua Volontà
che io sbagli o sia malato.
È la mia volontà separata da Te
che mi rende schiavo, soggiogato.
Io desidererò, vorrò,
lavorerò, mi eserciterò
non guidato dall’Ego, ma da Te,
da Te, da Te.
Io lavorerò e userò la mia volontà,
ma ricarica Tu la mia volontà
con la Tua Volontà, con la Tua Volontà.”

Forse ho già usato questa affermazione, ma la trovo estremamente potente per aiutarmi a legare la mia volontà alla Sua. Perfino nello scrivere queste parole le onde dell’ego mi sospingono lontano dal loro scopo originario. Ad ogni riga mi assale quella vocina bifida che mi colma di elogi. Per questo devo ricordarmi di metterci l’impegno lasciando che i frutti del servizio seguano il loro corso.

La cosa bella di cercare di sintonizzarsi con il flusso della nostra vita, senza ostacolarlo, è il venire sospinti pian piano sempre più verso un’oasi di pace e non-attaccamento. Ogni qualvolta tento di agire secondo il Suo volere mi sento più leggero ed è come se un piccolo tappo del cuore si sciogliesse lasciando uscire zampilli di felicità.

L’introspezione mi permette di comprendere sempre più ciò che sono e non vedermi per come mi immagino di essere. E infine, osservare gli errori altrui attraverso la lente del karma, mi aiuta a sviluppare la compassione. E su questo il Maestro insegna che dovremmo scusare le debolezze altrui e giudicare sempre più severamente le nostre.

Cercando di essere propositivo mi sto focalizzando sul trovare soluzioni analizzando problemi senza lasciare che le paure di affrontarli mi limiti. Vivo nel tentativo di essere ogni giorno migliore sbucciando via man mano le vecchie pellicole di titubanza che, a guardarle bene, sono per lo più resistenze immotivate.

Vivo lasciandomi guidare dai Maestri, chiedendo loro, nella speranza di sviluppare così un pizzico d’intuizione e di gentilezza verso gli altri.

Il testo citato viene dal libro Affermazioni scientifiche di guarigione di Paramhansa Yogananda https://www.anandaedizioni.it/shop/libri/yogananda/affermazioni-scientifiche-di-guarigione-meditazioni-metafisiche-di-paramhansa-yogananda/

 

 

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