Una testimonianza sull’efficacia degli Esercizi di Ricarica per mantenere i pensieri elevati e portare prana e guarigione alle cellule nei momenti di sfida.
di Shraddha Giulia Calligaro
Gli Esercizi di Ricarica sono un potente strumento di connessione con la nostra vera natura, fatta di energia, che ci ha donato Paramhansa Yogananda. Personalmente ci ho fatto amicizia negli anni, e un po’ alla volta sempre di più. In questo tempo così complesso da decifrare, sono come una preghiera da ripetere, da raccomandare a tutti per tenersi forti, oltre la realtà fisica, a ciò che scorre e sostiene il nostro essere dal centro e dal profondo, mentre tutto intorno sembra sciogliersi e portare via le nostre certezze.
Le immagini più intime e recenti che abbino a questa grande tecnica risalgono al lockdown primaverile, quando ci si incontrava in tanti sugli schermi, per sostenersi, per praticare insieme, per ricordarci la nostra sostanza di luce. Ma le prove e le trasformazioni sembravano non finire mai. È stato così che un giorno, quando pareva che fossimo quasi alla fine del tunnel, quando la primavera sui vetri aveva già lo splendore trionfante di maggio e il profumo di tutti i fiori che crescevano indisturbati, lontani da noi, è arrivata una telefonata da mia madre.
“Mi hanno chiamato dall’ospedale: non invieranno l’esito degli esami a casa, vogliono che ci vada a parlare. Anche se è pericoloso ora, dicono che dovrei proprio andare”. Non era un buon segno. “Cellule tumorali”, era l’esito che avevo preteso di sapere in anteprima al telefono dalla dottoressa, perché ero bloccata in un’altra città, perché non avevo modo di essere con mia madre quando avrebbe dovuto ricevere queste parole appuntite. Ho cercato allora tutti i modi che conoscevo per attutirle, per ammorbidirle, per togliere loro gli spigoli. “Ci sono delle alterazioni, ma sono organi in cui ormai facilmente si risolve tutto, andrà bene vedrai”, avevo provato a dire. “C’è un tumore, vero?”, aveva subito inteso lei.
Non possiamo permetterci neanche più un solo pensiero negativo, avevamo convenuto alla fine e ci siamo fissate un appuntamento al mattino presto, prima della colazione, tutti i giorni, per fare gli Esercizi di ricarica. E così ancora oggi questi esercizi sono per me indissolubilmente legati a due persone anziane di là del video, che pendono dalle mie labbra, che sperano che io sappia il segreto che restituirà a loro il sonno e la sicurezza. Sono il volto di mia madre che si gira per non farmi vedere una lacrima che è scesa durante il canto che abbiamo legato alla pratica. Sono i palmi giunti di mio padre, che non avevo mai visto prima pregare. Le loro labbra che disegnano nell’aria le parole dell’invocazione allo Spirito, senza farsi vedere nemmeno l’uno dall’altra.
Poiché anche quando non lo sappiamo il disegno è sempre perfetto, il giorno dell’operazione fu fissato per il 4 giugno. Il giorno prima riaprivano i confini delle regioni: potevo raggiungerli. Il 3 sono arrivata direttamente all’ospedale, in anticipo, con impazienza, come spettasse a me ora ripartorire chi mi aveva partorito. Dopo un po’ vidi arrivare i miei genitori, usciti dal lockdown con la forza delle montagne friulane che li aveva fatti respirare, nonostante tutto. Mia madre non aveva per nulla l’aria di una malata, sorrideva, era molto positiva: “Comunque sarà, sarà bene”, dice. “Ma andrà tutto al meglio: ho bruciato tutte le cellule alterate”, ripeteva quello che io le dicevo ogni giorno. E così è stato. Nonostante l’età, operazione e dimissione rapida. Sicuramente si trattava di una patologia presa in tempo, ma averla affrontata con energia e forza interiore ha reso tutto più facile.
Da quel giorno, attraverso un video, mia madre non ha più smesso di fare la Ricarica ogni mattino. Di nutrire il suo corpo di prana e la sua mente di pensieri elevanti. Ha 77 anni, e dice di sentirsi incredibilmente bene.