Vincere il buio accendendo la Luce. Arudra e Mahiya, tra i leader della Next wave di Ananda Europa, ci raccontano l’avvenire della comunità spirituale di Assisi, dopo le prove di futuro durante la pandemia.
di Shraddha Giulia Calligaro
Iniziamo l’intervista con un momento di preghiera e una breve meditazione. Mahiya (al mondo Zoé Matthews) e Arudra (Antonijo Sliško), moglie e marito, tra i futuri leader di Ananda in Europa, dietro agli occhi chiusi cercano di aprire uno sguardo più profondo, affinché le loro parole siano sintonizzate con la luce di Paramhansa Yogananda, il Maestro del sentiero spirituale di Ananda, che si irradia qui secondo gli insegnamenti del fondatore Swami Kriyananda. Quando li riaprono, azzurri per entrambi ma con tinte diverse del cielo, tutta la stanza sembra essere più brillante. Con la guida, l’esempio e il supporto dei pionieri della comunità spirituale che ha sede sui colli di Assisi, in questi due anni di pandemia hanno fatto un training intenso per l’avvenire.
Come siete arrivati qui da giovanissimi?
Mahiya (M): Sono arrivata dall’Inghilterra stabilmente a 22 anni, oltre 20 anni fa, senza neppure fare un soggiorno per gli ospiti prima. Ero all’Università (studiavo Comunicazione tra le diverse culture e come si creano gruppi e comunità, strana profezia), avevo iniziato a fare Hatha yoga e mi capitò in mano il libro di Swami Supercoscienza: avevo capito che quell’uomo poteva dissetare la mia ricerca della verità. Ho cercato su Google, sono andata per 3 mesi ad Ananda Village in California per fare karma yoga, che è stata un’esperienza profonda che mi ha aperto un mondo e cambiato la mia vita. Swami Kriyananda non c’era, ma poi sono arrivata qui, e l’ho incontrato. Avevo con me due valigie, perché sapevo senza alcun dubbio che questo sarebbe stata la mia casa e la mia vita. Non sono più andata via.
Arudra (A): Io sono arrivato dalla Croazia circa dieci anni dopo, a 19 anni. In realtà già da quando ne avevo 6 ero interessato a cose come l’aura, le realtà sottili, e sono cresciuto con la convinzione che doveva esserci qualcosa di più di quello che vedevo intorno a me. Mi piacevano i Supereroi, mi interessava tutto quello che diceva che avevamo un potenziale più grande, il mainstream invece mi era chiaro che non faceva per me. Stavo studiando arte e frequentavo il conservatorio, nello spazio tra queste due scuole c’era una libreria dove cercavo risposte alle mie domande. Un giorno lì ho trovato Autobiografia di uno yogi, il bestseller di Yogananda. Il mio primo pensiero è stato: non mi interessa lo yoga, io ero soprattutto votato alla meditazione. Ma ho sentito la chiamata ad aprirlo. L’ho fatto e saltando tutte le lezioni del giorno, ho letto 150 pagine d’un fiato. Il giorno dopo sono ritornato per comprarlo e l’ho finito, mi sono unito ad Ananda Zagabria, e poi sono venuto qui. Dal primo istante ho sentito di essere a casa.
E com’è stato trascorrere qui la giovinezza, la stagione della vita in cui di solito si seguono avventure ed eccessi?
M: Questo è stato un po’ una sfida per me. Avevo fatto delle esperienze prima di arrivare qui, però poi ad Ananda c’erano poche persone giovani allora, e si faceva vita molto interiorizzata. Io non ero ancora a quel livello. La mia salvezza è stata un’amica speciale che era arrivata qui poco prima di me, e con lei ho fatto tante avventure tipiche di quell’età. Se non fossi stata certa che questa fosse la mia casa, a quel tempo forse avrei ceduto. Poi è tutto cambiato dal 2006, quando è arrivata un’onda di giovani (e da allora non si è più arrestata), e ho iniziato a trovare persone con cui condividere. Anche se devo dire che qui l’età non è mai stata importante, e nessuno la chiede: qui si parla da anima a anima, e non ho mai percepito, fin dall’inizio, che qualcuno si rivolgesse a me come se fossi immatura: era sempre un parlare alla pari.
A: Yogananda consigliava di non dire l’età, così le persone ti trattano come ti sentono, non ti connotano. Invece per me l’esperienza della giovinezza è stata opposta: sono arrivato in un certo modo “vecchio” e sto “ringiovanendo” adesso (ride, ndr), sapevo che alcune esperienze – che pure ho provato – non mi interessavano.
Oggi ci sono tanti giovani ad Ananda. Cosa li attira qui?
M: Oggi è tutto cambiato e per un giovane qui ci sono tante opportunità. Anche solo il fatto che usiamo molto di più la tecnologia, che ci stiamo espandendo in nuovi settori e che trovano già un gruppo di giovani con cui crescere.
A: Direi che ci sono almeno tre ragioni. Innanzi tutto i giovani sentono che il mondo che hanno tramandato loro i genitori non va più bene, quindi un posto come Ananda è una grande alternativa di vita; poi sono dotati di una connessione naturale con una realtà più sottile, meno fisica, basti pensare che nascono con il cellulare in mano; infine, poiché il mondo sta andando sempre peggio, le anime risvegliate sono naturalmente spinte a cercare valori più elevati. Diciamo che si può proprio parlare ora ad Ananda di una nuova/prossima generazione.
M: E abbiamo anche creato una rete all’interno di tutto il mondo “giovane” Ananda, si chiama Next Wave, per trovarci e fare periodicamente dei raduni (ora online) e così condividere gli insegnamenti, le pratiche e l’energia.
Come avete visto cambiare Ananda da quando siete arrivati ad oggi?
M: Questo è interessante, perché Ananda per trent’anni ha investito molte energie per la sua vocazione di essere un luogo di ritiro per gli ospiti. Swami aveva dato infatti come compito quello di diffondere gli insegnamenti di Yogananda. E intorno a questo c’era la comunità. Adesso invece il ritiro e la comunità hanno anche una vita autonoma. Ci sono spazi per la comunità, iniziative, team che si occupano proprio delle esigenze della comunità. E sono nate nuove realtà: la parte di agricoltura a Terre di luce, la scuola, il business, eccetera.
A: Fino a un certo punto, infatti, il ritiro e la comunità erano la stessa cosa. Poi sono cresciuti entrambi e hanno avuto bisogno di spazi più grandi. Una cosa molto importante infatti è che noi non siamo qui solo per fare la nostra vita e la nostra ricerca, ma anche per fungere da esempio che una vita come quella di cui parlava insistentemente Yogananda nei suoi ultimi anni, riferendosi alle colonie di fratellanza mondiale che poi avrebbe realizzato Swami, è possibile, e che ogni aspetto legittimo dell’esistenza può essere reso spirituale: il lavoro, il matrimonio, le amicizie, il divertimento, la formazione… Cioè un ambiente pratico che sostiene la vita spirituale.
M: Oggi il tempo è maturo per questo tipo di vita, tanti stanno cercando una via diversa, soprattutto dopo il Covid. E questo era il messaggio di Yogananda: non separare la vita dalla spiritualità.
A: Un’altra cosa che caratterizza Ananda oggi, secondo me, è che i pionieri di Ananda, che erano dediti al cento per cento a questa missione, hanno visto che i giovani sono altrettanto devoti e stanno delegando molte cose con fiducia. Oggi metà dei ruoli di guida ad Ananda sono coperti dalla nuova generazione. E c’è una sinergia bellissima tra le generazioni: si applicano gli stessi principi ma declinati sui bisogni della vita di adesso. I giovani portano sempre entusiasmo e maggiore confidenza con metodi nuovi. Yogananda, d’altro canto, allora inviava via posta le sue lezioni, ed era al tempo il massimo della tecnologia. Oggi sono certo che userebbe Facebook e Instagram, come facciamo noi.
Come si mantenete sempre alta la motivazione nel vostro ruolo?
M: Quando ti è richiesto di servire tantissimo, è il servizio stesso che mantiene l’ispirazione. E naturalmente c’è sempre la connessione con il nostro centro, che nutriamo con la meditazione, a ricordarci perché siamo qui.
A: Yogananda diceva “Il canale è benedetto da quello che lo attraversa”, e io sento che dando mi ricarico. La meditazione nutre il servizio e il servizio la meditazione. Importante è difendere i propri momenti di ritiro, frequentare persone elevanti, mantenersi canali, non credere di poter solo dare senza nutrirsi.
Dopo il Covid si aspetta un nuovo mondo. Ananda come si prepara?
A: Credo che quello che abbiamo fatto in questi due anni, in risposta alla pandemia, sia stato assolutamente guidato dall’alto. Da un lato è nato tutto l’online, dall’altro si è sviluppato tutto il settore agricolo, per una maggiore autosufficienza. Sono i semi del futuro.
M: Il fulcro della nostra comunità è stato sempre la spiritualità, e questo rende Ananda diversa da altri ecovillaggi. Ma altri aspetti che loro avevano sviluppato, noi li stiamo sviluppando ora: ad esempio l’ecologia, l’agricoltura, case innovative, ecc. Ma anche l’economia, facilitando gli scambi locali e utilizzando le risorse che ci sono. Più scambi di energia e meno di denaro. Una vita più semplice, ma non andando indietro: andando verso il futuro. Yogananda diceva non “back to the land”, ma “forward to the land”. Senza perdere tutta la tecnologia.
A: E Swami diceva “andare verso la semplicità, non verso il primitivismo”. Credo inoltre che nei prossimi anni Ananda si espanderà esponenzialmente e che arriveranno moltissime persone. E anche che Ananda sarà sempre meno un luogo fisico e sempre più uno stato di coscienza che si può vivere dove si è, creando piccole comunità, centri di raduno, ma anche solo una rete di sostegno e di ispirazione.
M: in Usa esiste già anche una comunità virtuale, credo che sia un buon progetto anche per noi. Già facciamo incontri di meditazione europei, con Paesi che a turno guidano.
Potrebbe essere che la pandemia se ne andrà, ma che alcuni danni, come la grande polarizzazione della società, sopravvivranno. In questo caso Ananda in quale modo vorrà fungere da esempio?
A: Quello che abbiamo cercato di fare qui è cercare di avere rispetto per ognuno. Non è stato un periodo facile neanche per noi, ma abbiamo sempre cercato di riconnetterci agli scopi più grandi di questo sentiero. Tutto il cambiamento parte da un cambio di coscienza.
M: Solo quando resti a un livello di coscienza più alto, infatti, puoi anche convivere con opinioni diverse. Abbiamo appena finito un ritiro della comunità. C’erano persone che la pensavano diversamente, ma l’armonia e l’amore per quello che stiamo cercando di fare insieme è sempre più grande. Non puoi vincere il buio colpendolo con un bastone, ma solo accendendo la luce, diceva Yogananda.
Beautifully expressed. Mahiya and Arudra have such depth, wisdom, dedication, compassion, light and love, and the future of Ananda is secure in their, and many other of the next generation’s hands and hearts.
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