Troverai di seguito una breve pratica per festeggiare la GIORNATA INTERNAZIONALE DELLO YOGA, che dal 2015 viene festeggiata in tutto il mondo, dopo che lo YOGA è stato riconosciuto dalle Nazioni Unite come patrimonio dell’umanità.
di Shraddha Giulia Calligaro
Lo Yoga, così com’è nato molti millenni fa, è una Scienza spirituale e insieme pratica: significa che se tu segui davvero il suo sentiero, sicuramente arriverai al traguardo. Ne farai esperienza, non sarà solo immaginazione. Ma qual è questo traguardo? In Occidente molto spesso è stata esaltata la parte fisica degli asana, facendo del superamento dei propri limiti fisici il punto d’arrivo. Ma in India, dov’è nato, molti yogi non praticano neppure un asana. Yoga significa, infatti, Unione, e traccia il cammino che va dal piccolo sé al grande Sé, dall’ego all’anima. Per essere più tecnici, in sanscrito: da Prakriti – la materia – a Purusa – lo Spirito.
Patanjali nel 500 circa A.C. lo codificò come scuola filosofica vedica nei suoi Yoga Sutra, e ne diede una definizione insuperata: Yogas chitta vritti nirodha, ovvero lo Yoga è l’annullamento dei vortici del sentimento, come ha tradotto questo Sutra Yogananda, il Maestro che negli anni ’20 portò gli insegnamenti indiani in Occidente. Significa che lo Yoga è tale se annulla la reattività, se ti porta a un atteggiamento più equanime, l’opposto della battaglia tra repulsioni e attrazioni che normalmente ribolle nei nostri sentimenti. Altrimenti è qualcos’altro. Allora le posizioni del corpo servono a preparare lo strumento per raggiungere questo stato di centralità che trionfa nella meditazione. E questo stato dovrebbe essere sperimentato un po’ in ogni asana. Prova a percepirlo, andando oltre al lato fisico, in questa breve pratica.
Preparati in TADASANA nella variante con i palmi in Pronam. Premi un po’ le piante dei piedi a terra e crea una buona pressione anche tra i palmi delle mani. Quando hai allineato il corpo, con i piedi aperti come le anche, il mento parallelo a terra, lo sguardo appoggiato tra le sopracciglia, vai oltre l’aspetto fisico e prova a percepire una centrale spinta interiore verso l’alto che attendi proprio con lo sguardo appoggiato all’occhio spirituale.
Mantieni questa interiorizzazione, mentre ti prepari per un piegamento avanti. PADAHASTASANA. Dalla posizione in piedi, inspirando porta le braccia sopra la testa, allungandoti verso l’alto. Espirando, spingi indietro gli ischi, e scendi dalle anche tenendo estesa la spina dorsale, il collo è sulla stessa linea. Le braccia seguono ai lati in un cerchio e poi in basso, per appoggiarsi sulle gambe dove riesci, senza curvare la schiena. Tieni morbide le ginocchia e, se ne avessi bisogno, flettile leggermente. A questo punto inizia la fase passiva della posizione: inspira e allunga la spina dorsale ancora una volta ed espirando scendi, rilassando la schiena. La cima della testa è indirizzata al pavimento, le spalle sono lontane dalle orecchie, le mani si appoggiano dietro i talloni o intorno agli alluci, con i gomiti vicini alle gambe. Ascolta lo spazio che si apre tra vertebra e vertebra, e con il respiro percorri la parte posteriore del corpo, come dovessi sciogliere con pazienza ad uno ad uno dei legacci che ti impediscono di compiere l’asana. Radicando bene i piedi a terra e spingendo in alto gli ischi, senti che c’è in te piena fiducia nel lasciar andare tutti gli attaccamenti terreni e aprirti ad un flusso più grande. Afferma: «Niente a questo mondo mi può trattenere!».
Per uscire dall’asana, inspira e srotola la schiena vertebra dopo vertebra, per ultima la testa; porta le braccia verso l’alto e poi, facendole scendere, lascia che la nuova energia carica di fiducia e libertà ritorni al tuo centro e risalga verso l’alto. Resta in Tadasana qualche respiro.
Portati ora a terra sul tappetino e preparati per un piegamento all’indietro: USTRASANA. Questo asana ti richiederà di lasciarti andare all’indietro, dove non vedi, per esercitare l’affidamento a questo disegno più grande. Mettiti in ginocchio e solleva i glutei, tenendo le cosce perpendicolari a terra, le ginocchia aperte come le anche, le dita dei piedi rivolte all’indietro. Per tutta la posizione tieni i glutei attivi, l’addome in dentro, i dorsi dei piedi premuti a terra. Inspira e apri il cuore, elevandolo e flettendo solo la parte dorsale della schiena. Continua con i prossimi respiri a scendere in questo modo, mantenendo le cosce verticali, finché non riesci ad appoggiare ogni mano al tallone corrispondente, senza fare torsioni. Il mento è in dentro e in linea con il resto della schiena. Non muoverti solo fisicamente, ma cercando di esplorare lo spazio che puoi trovare nel cuore quando smetti di tenere tu le “redini” e ti affidi a una guida più alta. Mentre sei in posizione, espandi il petto con il respiro, lasciando che si sprigionino da questo centro Amore e Luce, qualità che vivono in te e attraverso di te, quando sei aperto a farle passare. Ascolta come la fiducia nutra l’amore di calma. Afferma, rivolgendoti alla guida divina che ha sede nell’anima: «Con fede calma, mi offro alla Tua Luce».
Per uscire, inspira e risali lentamente, senza fare torsioni. Siediti sui talloni e per un momento porta la fronte a terra, espandendo con il respiro lo spazio tra le scapole per compensare. Poi risali con il busto e senti il cuore aperto come un canale d’amore.
Infine offro questo amore in alto con una piccola capovolta nella posizione simbolo dello yoga: YOGA MUDRA. Siediti in una posizione comoda, a gambe incrociate o, se puoi, nel Loto. Unisci i palmi delle mani dietro la schiena, con le dita rivolte verso l’alto (altrimenti prendi i gomiti). Inspirando allunga ed estendi la spina dorsale, espirando piegati in avanti, partendo dalle anche, in una linea. Nella seconda fase, inspira e allungati ancora, infine espira e rilassati, appoggiando la fronte a terra (o su un cuscino). In posizione, respira in modo naturale, portando spazio dentro le anche, dove si stivano molti sentimenti bloccati, e dentro il petto aperto. Lo sguardo è al centro della fronte dove viene attratta tutta l’energia della pratica. Offrendoti con devozione, afferma: «Io sono Tuo, ricevimi».
Per uscire dalla posizione, porta le mani a terra e sollevati a sedere. Senti che hai offerto completamente il tuo piccolo Io nel grande Sé. resta a gambe incrociate per un momento (o di più) di meditazione.