Gli esercizi di Ricarica devono essere una vera esperienza di energia: è un modo per percepirne il potere nei centri spinali e in ogni tua cellula.
di Pandava
È un viaggio. Lo scorrere dentro, nella vita. È il mio viaggio, il motivo per cui sono ad Ananda, ed il sunto del percorso sono gli Esercizi di ricarica. Li si può fare in mille modi, ma quello che preferisco è il passare attraverso i chakra assaporando la vita stessa che pulsa dentro. Sfrigolando dalla Luna alle porte dell’infinito, dal sesto chakra, chiamato nel suo polo negativo – il midollo allungato – la “Bocca di Dio” da Yogananda, ai chakra sottostanti. Per scoprire come “L’uomo non vive di solo pane, ma di ogni parola che procede dalla bocca di Dio”, come si legge nella Bibbia.
Tutto sommato non ci vuole molta preparazione per fare gli Esercizi di Ricarica attraverso i centri spinali. Devi solo avere chiaro in mente a quali parti del corpo è collegato ciascuno di essi. Come vulcani che ardono e diramano il loro potere attraverso i tessuti. Cosi è. Concentrato sul midollo allungato, immagino che l’intero universo filtri da lì. Visualizzo chiaramente come una scia di luce si infili al centro del mio essere e scivoli giù, lentamente fino, ad esempio, al quarto chakra che alimenta i polmoni, le braccia, il cuore. Non è solo uno spostamento di energia, richiama a sé un senso di consapevolezza dell’energia stessa. Un balzo di livello nella comprensione di ciò che sono. Non a caso il Maestro ha detto che se dovesse scegliere una sola tecnica da portare su di un’isola deserta, sarebbe quella degli Esercizi di Ricarica.
Ogni chakra è una porta estesa sul mio cosmo interiore. Conficcando l’attenzione al centro del muscolo, in automatico questo si dirama nelle trame circostanti. All’inizio ero dubbioso, ma ho provato. E pian piano ho cominciato a sentire, rivoli che sono divenuti torrenti, fiumi e infine laghi. Bacini da cui si diparte il prana, i chakra. Ognuno con le sue caratteristiche, ognuno da scoprire. Ma all’inizio non è importante coglierne la diversità, quanto l’unità fra loro. Come torrioni di un unico castello concentrico. Uno più sottile dell’altro, uno ad alimentare l’altro. Si toccano fra loro. Così quando faccio le venti parti del corpo risalando dai piedi a volte riesco a avvistarne gli intrecci. Ci ho messo tre anni per iniziare a comprenderli ad un livello più profondo, e so di essere appena all’inizio, ma con la costanza, ripetendoli almeno una volta al giorno, noto un progressivo mutamento nel mio modo di interpretare la realtà, di accettare i miei limiti e quelli altrui, debellando rimorsi e rancori di cui scruto le conseguenze a priori.
Il Maestro Yogananda ha detto che gli Esercizi di Ricarica rigenerano i tessuti, ricreano le cellule, tutte, comprese quelle neuronali. Se fatti bene, possono distruggere vecchie strutture di pensiero e riformane altre secondo la nostra volontà. Ed è proprio lì che si piazza la scacchiera. La domanda è sempre la stessa, quanto lo voglio, a quali intensità riesco ad arrivare? Quanto è profondo il mio desiderio di accostarmi alla luce, di farmi avvolgere e di cooperare con la sua grazia? Quanto sono disposto a offrire di ciò? Fin dove posso credere? E la cosa assurda è che in fondo ho già verificato la veridicità degli insegnamenti, ho già compiuto il balzo tra il credere ciecamente e la vera fede, quella basata su esperienze. Quindi quel che mi resta è allenare il muscolo della volontà, con sempre maggiore vigore.
Il mio modo, quindi, è di tendere a lungo, facendo vibrare il muscolo, per portare tutto il mio essere a concentrarsi in esso. La mente incastrata in un punto senza scappatoie, senza lasciar le redini permettendogli di disarcionare la mia scelta. Stringo al limite, fino ad un attimo prima che si imbizzarrisca, e poi rilasso, e sento. Ascolto il benessere del corpo e il flusso nella sua risalita congiungere i centri spinali dal coccigeo fino alla nuca. Uno ad uno, lentamente, ventinove esercizi per affermare la mia volontà, prima del Kriya, prima di meditare e offrire il mio ego di troppo nel Suo fuoco d’Amore.
La citazione viene dalla Bibbia Nuova Diodati: Matteo 4,3-6
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